L’umanità è sull’orlo della tragedia irreversibile: che cos’è il Climate Clock e perché ci dobbiamo seriamente preoccupare di quello che accadrà.
Cos’è il Climate Clock? A volte ne parlano i vari telegiornali, mettendo in evidenza tutte quelle che sono le problematiche che fanno riferimento alle dinamiche ambientali che risultano essere già da molto tempo fortemente compromesse. Da decenni si parla di buco dell’ozono, di deforestazione, di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera e di cambiamento climatico. Tutti discorsi che venivano presi sostanzialmente sottogamba da parte di autorità politiche anche di caratura mondiale come Donald Trump e Jair Bolsonaro. Ma che, soprattutto negli ultimi anni, hanno cominciato a mostrare i loro catastrofici effetti in maniera molto più accentuata.
Gli esempi evidenti sono rappresentati da episodi lunghi e marcati di siccità, alluvioni, fenomeni atmosferici fuori stagione e che in precedenza non erano soliti manifestarsi in passato. Basti pensare che il 2022 era entrato nella top ten dei dieci anni più caldi dal 1800 in poi e che quest’anno è stato già superato dal 2023. Ma ai fenomeni di temperature sopra alle medie stagionali, non solo al mare ma persino in montagna dove in teoria dovrebbe esserci un clima più fresco, si accompagnano anche episodi di rovesci di breve durata ma dalla intensità notevole.
Che cos’è il Climate Clock, indicatore della crisi ambientale globale
In tal senso abbiamo la tempesta che ha devastato i boschi del Cadore ed i nubifragi che si sono abbattuti in varie zone specialmente della Lombardia e del Veneto, nel fine settimana dal 21 luglio 2023 in poi. Mentre a metà maggio sempre di quest’anno era stata l’Emilia-Romagna a finire con l’essere flagellata da una tremenda alluvione. In seguito a quella circostanza c’erano state diverse vittime oltre a danni per miliardi di euro ai comparti di colture, pesca ed allevamento. E dunque, cos’è il Climate Clock? Qual è la relazione con tutto questo?
Per Climate Clock si intende un vero e proprio conto alla rovescia che, stando alle informazioni attuali, finirà nel 2028. A quel punto dovrebbe avvenire la fine del mondo a causa degli effetti nefasti che affliggono l’ambiente. E dei quali l’uomo e la sua opera nociva sono la principale causa. L’inquinamento cresce sempre di più, nonostante i proclami nel volere ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera ed altre dinamiche simili. Tra l’altro è solo l’Unione Europea ad essersi attivata per cercare di fare qualcosa nel concreto, con in parte anche gli Stati Uniti. Altri Paesi del mondo invece non intendono sacrificare le loro economie in nome della difesa del pianeta.
Bisogna fare qualcosa
Parliamo nello specifico di Cina, India, Brasile, della famigerata Russia…ma senza un pianeta non ci sarà più alcuna economia. Il Climate Cock è stato istituito nel 1999 e si trova nella celebre Times Square, a New York. Effettivamente non potrebbe esserci posto più adeguato, per un orologio. Per “fine del mondo” si intende quel momento nel quale la Terra potrebbe nel concreto subire degli effetti talmente nocivi da risultare irreversibili.
L’ONU e diverse altre organizzazioni ambientaliste, politiche ed economiche sia legate alle Nazioni Unite che non, hanno in grande considerazione il Climate Cock. Questo strumento è fortemente indicativo di come sia indispensabile darsi da fare per concepire un modo per salvare il pianeta. E quanto fatto fino ad oggi per cercare di limitare il surriscaldamento globale e gli altri effetti si è rivelato del tutto insufficiente. Di questo passo tutti gli ecosistemi, ogni animale e pianta e le future generazioni presenti sul globo sono destinate a vivere in condizioni di estrema difficoltà.