Dopo 50 anni vissuti con delle catene attorno al collo, per l’elefante è tempo di tornare in libertà: la sua commozione ha straziato i cuori del web
Per la quasi totalità della sua esistenza ha vissuto in cattività, considerando che la vita media di un elefante si aggira attorno ai 60/70 anni. Quando Raju, dopo aver passato la stragrande maggioranza delle sue giornate in catene, è stato raggiunto da degli attivisti britannici, il suo destino è mutato da cima a fondo.
Prima di analizzare insieme quella che è stata la reazione del pachiderma di fronte al gesto dei volontari, è opportuno precisare che la fonte di questa commovente storia è la pagina YouTube Good Deeds. Un canale che si occupa di salvaguardia e tutela degli animali, narrando quotidianamente agli iscritti storie che non potrebbero non toccare le corde dei loro cuori.
Animali tratti in salvo dalle situazioni più estreme, o magari esemplari torturati che, dopo aver a lungo penato, subentrano in una famiglia disposta ad insegnar loro cos’è davvero l’amore. Storie come quella di Raju, un dolcissimo elefante che per oltre 50 anni di vita è stato sfruttato dal suo proprietario per “intrattenere” i passanti. Come apprenderete, l’epilogo di questa vicenda presenta dei connotati strazianti.
Lo scorso 12 agosto si celebrava la Giornata mondiale dell’elefante, in occasione della quale vi abbiamo ricordato tutte quelle che sono le responsabilità antropiche in relazione all’estinzione di questa specie. I pachidermi, al pari di molti altri esemplari che calpestano questa Terra, rischiano davvero di scomparire dal pianeta, ed è bene che pratiche quali il bracconaggio e la sottrazione di habitat a questi giganti mammiferi subiscano uno stop immediato.
In parallelo, dovremmo anche sforzarci di garantire agli elefanti una vita degna della loro natura. Cosa che, per il dolcissimo e tenero Raju, non si è rivelata essere affatto semplice. La storia di questo esemplare, raccontataci dal canale YouTube Good Deeds, potrebbe davvero urtare la vostra sensibilità. Non sappiamo di preciso dove sia avvenuto il tutto, né come si chiamasse lo spietato e crudele proprietario del pachiderma. Quello che sappiamo, però, è che Raju ha trascorso la maggior parte della sua vita in catene.
Come si apprende grazie al contributo video postato dalla pagina, l’animale veniva sfruttato per “intrattenere” i passanti, i quali, all’oscuro del trattamento subito da Raju, si fermavano ad ammirarlo incantati dalla sua mole. Non potevano immaginare che, ogni notte, il proprietario dell’elefante lo teneva imprigionato con una catena, onde evitare che scappasse e che, di conseguenza, smettesse di “essergli utile” per i suoi disumani intenti.
La situazione del tenero animale, che aveva già provato a scappare diverse volte, è cambiata solo quando la sua storia è finita tra le mani di un gruppo di attivisti britannici. I volontari, sconvolti per quanto appreso in merito al trattamento a cui veniva sottoposto Raju, non hanno atteso molto prima di intervenire in suo favore. È grazie a loro, infatti, che il pachiderma è stato restituito al suo habitat, nella più completa e totale libertà. Riuscite anche solo ad immaginare quale possa essere stata la reazione dell’esemplare, una volta compreso di essere davvero libero?
Non è la prima volta che ci capita di narrarvi storie i cui protagonisti siano proprio degli elefanti vittime di soprusi e maltrattamenti. Quella di Raju, tuttavia, è sicuramente una storia a lieto fine, il cui epilogo non mancherà di colpirvi profondamente.
Non appena i volontari britannici hanno liberato l’elefante dalle catene che lo tenevano prigioniero e si sono presi cura di lui, la reazione dell’immenso mammifero è stata quella di piangere. I presenti hanno confermato di aver visto delle lacrime rigare il muso dell’esemplare. Una testimonianza, quest’ultima, dell’impressionante sensibilità del pachiderma, che fino a quel momento non aveva mai conosciuto l’amore.
Vi starete chiedendo, a questo punto, che fine abbia fatto Raju. L’elefante, come si apprende dal video, è stato inserito in una riserva naturale, dove ha finalmente avuto la possibilità di comunicare con esemplari della sua stessa specie. Dopo 50 anni di sofferenze e patimenti, per l’animale si è risolto tutto per il meglio.
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