E’ la LIPU a lanciare l’allarme, sono rimaste solo 600 coppie di fratino in Italia su 8300 km di costa. Perché quest’animale è così in pericolo?
La situazione che si vive in Italia non è semplice né per le persone né tanto meno per gli animali. Realtà differenti che al momento hanno problemi diversi ma che restano unti da un unico filo conduttore: l’ambiente. La presenza mai delicata dell’essere umano negli habitat naturali di molti animali, fanno sì di distruggerli e di metterli in pericolo, rischiando così che intere specie si possano estinguere.
La LIPU, Lega Italiana Protezione Uccelli (associazione ambientalista italiana che dal 1965 si pone come scopo principale di contrastare l’estinzione degli uccelli, conservando la natura con tutela della biodiversità e educazione ambientale), lancia l’allarme per il fratino, del quale dopo un censimento nei mesi estivi, ne sono rimaste solo 600 coppie in Italia.
Sono solo 600 le coppie rimaste di fratino lungo le coste italiane, ovvero il loro habitat naturale ottimale per la riproduzione della specie. A verificare quanti di loro ne siano rimasti la LIPU che a seguito del censimento fa scattare l’allarme. Effettuato da alcuni volontari tra il mese di marzo 2022 e agosto 2022 insieme al Comitato Nazionale per la conservazione del Fratino (Cncf), sono stati perlustrati 8.300 km di coste italiane. Si sono percorsi 58 km oltre che per cercare la presenza di questi uccelli anche per poterne mettere in sicurezza i nidi. Sono state 32 le aree controllate nelle quali solo 3 coppie, 4 nidi, individui singoli e un gruppo da 12 fratini sono stati trovati.
“La scarsità di nidi trovati ci fa capire la rarità di questa specie e nel contempo, lo status di conservazione non ottimale delle nostre spiagge” riporta le parole dei volontari LIPU il Corriere della Calabria “il fratino è infatti anche un indicatore ecologico dello stato di salute dell’ambiente costiero e la sua assenza è indice di una spiaggia priva di elementi di naturalità, dove le attività umane intervengono alterando l’equilibrio di un ecosistema complesso“. Vari i fattori che mettono a rischio questo uccello come l’urbanizzazione delle coste, la pulizia meccanica delle spiagge, il turismo balneare, la presenza di fuoristrada, moto e purtroppo anche cani che non educati e tenuti al guinzaglio dai propri padroni per istinto naturale attaccano i pulcini.
“La conoscenza e la consapevolezza all’interno di una rete ampia di persone” continuano i volontari “può essere un’arma efficace contro le deturpazioni, le opere inutili, gli eventi dannosi, gli illeciti ambientali e gli interessi economici di pochi“. Una situazione non favorevole a questi poveri animali, ma verso la quale si tenta di porre rimedio garantendo così il proseguimento della specie.
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