Divulgatrice e parlamentare, è stata la prima a portare i temi ecologici in Italia con all’attivo ben 26 libri: conosciamo Laura Conti e la sua incredibile storia.
L’8 marzo è un giorno importante per ricordare gli incredibili traguardi che le donne hanno raggiunto nel tempo. La festa istituita nel 1946 è più come una ricorrenza politica che goliardica, frutto del lavoro di moltissime donne che negli anni e in vari settori hanno contribuito a rendere grande il ruolo che spetta loro per diritto di nascita. Un’uguaglianza che non è solo sulla carta ma anche nella vita quotidiana, sociale ed economica.
Se a rendere la mimosa il fiore di questa ricorrenza sono state tre partigiane comuniste – Teresa Noce, Teresa Mattei e Rita Montagnana – un’altra partigiana che ha reso vanto e lustro alla Repubblica è sicuramente Laura Conti, classe 1921. Nata a Udine da genitori atei e socialisti, con lo scoppio del fascismo è costretta a trasferirsi a Milano doves studia prima al liceo scientifico e poi si laurea in Medicina.
Lo scoppio della guerra fa sì che nel 1943 diventa partigiana, l’anno successivo è internata a Bolzano nel lager nazista di Gries per 8 lunghi mesi. Anche qui però non si abbatte e invia ai compagni un lungo reportage di quanto stava accadendo. Una volta tornata a casa inizia a lavorare come medico all’Inail e vicina all’ambito della malattie si appassiona anche a quello dell’ambiente fino a quel momento non ancora considerato.
Studia tantissimo e pubblica ben 26 libri, articoli e testi per la scuola primaria. Scrive di getto, senza esitazione, ha tutto in testa, osserva e impara alla velocità della luce. Aveva una visione ecologista che ha anticipato i tempi e che negli anni del dopoguerra ancora non erano ben compresi nel nostro Paese.
Negli anni Settanta stava esplodendo il nome di Barry Commoner, padre del movimento ecologista mondiale, mentre in Italia la questione dell’uso di fertilizzanti e prodotti chimici in agricoltura era ancora taciuto e nessuno si stava facendo portavoce di questioni così delicate.
Il 10 luglio 1976 Laura si trova nel posto giusto al momento giusto. Scoppia il disastro di Seveso, dall’impianto chimico Icmesa di Meda, vicino a Milano, per via di un’avaria si sprigiona una nube di diossina (potente pesticida). Il vento e le correnti spostano la nube e proprio Seveso è il primo comune colpito. Laura all’epoca era consigliere regionale della Lombardia e fa di tutto per cercare di arginare quanto successo per salvare più vite possibili anche se la notizia di quanto accaduto viene data agli abitanti e al tg solo una settimana dopo.
Il suo lavoro però è impopolare in quanto donna e comunista. Lei ancora una volta non si abbatte e nonostante le critiche scrive il saggio ‘Visto da Seveso’ che viene pubblicato e diffuso anche all’estero. Qui non fa sconti a nessuno, confessa quanto accaduto e le mancanze di responsabilità della Givaudan, ovvero l’azienda svizzera proprietaria dell’impianto.
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Nel 1980 Laura è a piano titolo tra i fondatori della Lega per l’Ambiente, chiamata poi Legambiente. Nell’organizzazione si dedica con grande impeto, tanto che questo suo incessante lavoro sul campo la porterà in Parlamento dal 1987 al 1991. Molti però la vedono come il nemico, è impossibile parlare ancora di ecologia senza attaccare l’occupazione e lo sviluppo. Non si riesce a comprendere come invece questi due aspetti siano così legati tra di loro.
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Laura Conti muore nella sua casa milanese nel 1993, per un malore al cuore. È sola e non ha figli, non si è mai sposata. Il suo unico amore giovanile è stato Armando, partigiano morto prima della fine della guerra per un’infezione ad una gamba. Ebbe poi solo una breve relazione con Lelio Basso, esponente del Partito Socialista, più grande di 20 anni e sposato. La sua eredità però, a 100 anni dalla nascita continua a rimanere solida e vigile nella memoria collettiva, soprattutto oggi che il tema dell’ecologia è più vivo che mai.
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