Acerra: storia infinita di un termovalorizzatore

Anche oggi, dal termovalorizzatore di Acerra, sono state registrate emissioni oltre i limiti consentiti. Ancora una volta, il monossido di carbonio e gli idrocarburi aromatici hanno riempito l’aria intorno all’inceneritore più contestato d’Italia.

In nove giorni, su 60, le centraline dell’Arpac hanno registrato valori oltre misura riguardo la concentrazione delle particelle Pm10 quando lo sforamento è permesso solo per 35 volte in un anno. Andando avanti di questo passo, è probabile che tale limite venga superato più volte. A tal proposito La Voce dell’Emergenza, sito che dà spazio alle news sulla situazione dei rifiuti in Campania, riporta che la settimana scorsa il Co.Re.Ri (Coordinamento Regionale Rifiuti Campania), dopo il ricorso straordinario al Capo dello Stato, ha deciso di presentare un esposto rivolgendosi alla magistratura penale poiché, tra le altre cose, funziona in esercizio provvisorio da quasi tre mesi.
 
Secondo il Co.Re.Ri, il termovalorizzatore di Acerra potrebbe bruciare rifiuti non a norma, non ha le autorizzazioni previste dall’Unione Europea (né l’Autorizzazione integrata ambientale, concessa in deroga, ma nemmeno una Valutazione d’Impatto Ambientale), non ha tutti i sistemi di monitoraggio dei fumi e produce ceneri pericolose il cui smaltimento è ignoto. L’impianto di Acerra è davvero innocuo?