La questione dell’acqua all’arsenico si complica, perché adesso è stato scoperto che è a rischio anche il pane. A lanciare l’allarme è stato il Codacons, che ha puntato l’attenzione sui prodotti alimentari e sui rischi per la salute. È stato chiesto alle Asl territoriali di intervenire, provvedendo alla chiusura di quelle panetterie e di tutte le altre attività commerciali, che si ritrovano costrette ad usare l’acqua contaminata. È stato chiesto un risarcimento danni complessivamente per 1 milione di euro.
Si sarebbe dovuto rimediare entro il 31 dicembre dell’anno scorso. Invece sembra che ancora il pericolo sia in corso, proprio a causa delle tracce di sostanze nocive ritrovate nel pane. L’Istituto Superiore di Sanità conferma tutto, mettendo in evidenza che ad essere coinvolti sono 45 comuni della provincia di Viterbo e altri cinque di quella di Roma. Gli abitanti interessati sono 260.000. Le analisi sono state portate avanti, prendendo in considerazione i campioni di unghie e di urine dei soggetti che risiedono nelle zone a rischio. Si è potuto vedere che nei Viterbesi la concentrazione di arsenico è pari a 200 nanogrammi per grammo rispetto agli 82 riscontrabili in un gruppo di controllo. Percentuali elevate sono state trovate anche nei bambini.
I numeri fanno capire la gravità di ciò che si sta verificando, anche perché la sostanza chimica in questione è considerata cancerogena dagli esperti. Il Codacons non si arrende e ha presentato un ricorso, nell’ambito di un’azione giudiziaria collettiva, chiedendo 1.500 euro a testa, oltre alla riduzione della tariffa idrica. Potrà ricevere l’indennizzo chi ha partecipato alle iniziative precedenti e chi possiede un’utenza in determinati comuni del Lazio, della Lombardia e della Toscana.
Il ministro dell’Ambiente Balduzzi ha cercato di rassicurare, spiegando che saranno limitati i disagi per la popolazione. Tuttavia non si possono ignorare i dati messi a punto dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione Lazio, che ha svolto un’apposita valutazione attraverso un dossier. Si è visto che, nelle zone in cui livelli di arsenico sono più alti, si registra una maggior incidenza di tumori, soprattutto al polmone e alla vescica. In aumento sono anche malattie come il diabete, l’ipertensione, l’infertilità, l’infarto, disturbi comportamento e di iperattività a carico dei più piccoli. Inoltre nei comuni in cui si raggiungono e si superano i 20 microgrammi al litro è riscontrabile un eccesso di mortalità del più del 10%, in particolare per patologie che interessano il sistema circolatorio.
Il Codacons precedentemente aveva ottenuto giustizia: il tribunale del Tar del Lazio, infatti, aveva condannato il Ministero alla Salute e all’Ambiente a risarcire i cittadini. Tramite questa sentenza, la numero 664 del 2012, si sono avuti 100 euro per ciascuno. Il provvedimento ha riguardato coloro i quali risiedono in alcuni comuni delle regioni Lazio, Trentino Alto Adige, Umbria, Lombardia e Toscana. La sentenza è risultata storica, perché decreta per la prima volta che offrire ai consumatori un servizio inadeguato, difettoso o inquinante può creare non solo danni ambientali ma anche allo stato di vita della persona. Il TAR ha sottolineato inoltre che l’acqua messa a disposizione dei cittadini dovrebbe corrispondere ad uno stato di piena salubrità; la tariffa di consumo dovrebbe essere correlata alla qualità. E’ inoltre illecito che il servizio idrico nazionale possa mettere a rischio benessere e che, quindi, possa creare un danno non patrimoniale, ma danno biologico.
Ecco cosa esce dai rubinetti di casa vostra
Avete letto bene: ci stanno avvelenando. Beviamo acqua dal rubinetto per risparmiare, per fare del bene all’ambiente, ma inconsciamente ne facciamo del male a noi. In alcuni casi, la nostra acqua è contaminata di arsenico. E non sono solo le vecchie tubature, ma anche e soprattutto i prodotti chimici che ci scorrono all’interno.
Ma come è potuto accadere tutto ciò? Scarsi controlli, disattenzione, mancata manutenzione del servizio idrico nazionale? Scavare tra le cause, in Italia, è sempre come avventurarsi in una jungla. Quello che emerge -ed è drammatico- è che la presenza di sostanze tossiche come arsenico e amianto erano e sono presenti nell’acqua del rubinetto in quantità superiore rispetto ai limiti previsti dall’Unione Europea.
Sapete cosa dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità? In Bangladesh l’acqua è contaminata di arsenico e, anche se in piccole dosi, ha causato il 21% delle morti e nel 24% dei casi si sono riscontrate gravi malattie croniche (leggesi tumori) strettamente correlate al fenomeno delle acque avvelenate.
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