Mentre cerchiamo tutti di abbandonare l’acqua in bottiglia esiste una soluzione green che può aiutare in parte il pianeta e la questione dei rifiuti nel periodo di transizione
Il futuro rispetto al passato deve necessariamente cercare in tutti i modi di fare a meno della plastica in ogni sua forma. A partire dai piatti e dai bicchieri usa e getta monouso passando per i contenitori della cucina fino alle bottiglie dell’acqua e delle bevande. Perché quello della plastica è un problema di inquinamento che rischia di diventare anche un problema di salute mondiale. Sono diverse le aziende che producono e commerciano in acqua minerale e bevande che stanno abbracciando nuove filosofie di produzione dei contenitori.
A titolo di esempio, sono ora disponibili sugli scaffali dei supermercati sempre più spesso acqua e bevande in bottiglie sulle cui etichette si ritrova la dicitura “realizzata a partire da plastica riciclata” con una percentuale più o meno alta di materiale non prodotto ex novo. Si tratta questo di un punto di partenza interessante anche se il futuro, ed è qualcosa cui anche i produttori di acqua e bevande dovranno adeguarsi, deve necessariamente imparare a dire sempre più spesso no anche alla plastica riciclata per poterla così eliminare dalla vita di tutti i giorni e, si spera, dal pianeta. Ma con cosa si può sostituire la plastica?
Se hai ancora intenzione di acquistare acqua in bottiglia ma vuoi comunque in qualche modo dare una mano all’ambiente quello che puoi fare, oltre a scegliere le bottiglie in plastica riciclata, è controllare gli scaffali e scegliere per esempio le nuove bottiglie bio realizzate in PLA compostabile per l’acqua Sant’Anna. La plastica cosiddetta PLA è una plastica che deriva da materiali vegetali. Si tratta del cosiddetto acido polilattico e le materie prime sono di solito l’amido estratto dal mais che viene fatto fermentare e che produce acido lattico. Dall’acido lattico fermentato si ottiene poi la plastica.
Sulla carta si tratta quindi di un materiale che può davvero avere un impatto ambientale molto ridotto. Ma, e lo sottolinea in realtà anche la pagina che acqua Sant’Anna dedica alle sue cosiddette bio bottle, perché le bottiglie realizzate in PLA siano effettivamente valide nel contrastare la diffusione dell’inquinamento da plastica sono necessarie una serie di accortezze. E la prima accortezza è quella di non lasciarsi fuorviare proprio dall’espressione biodegradabile: questo termine non significa che queste bottiglie, come nessun altro oggetto realizzato in PLA, possono nei fatti essere abbandonate semplicemente nell’ambiente.
L’acido polilattico che è la base della plastica cosiddetta PLA è un materiale naturale ma, e lo confermano tutta una serie di studi, un oggetto realizzato con questa plastica può impiegare fino anche a 80 anni per degradarsi naturalmente nell’ambiente. L’unico sistema perché la plastica PLA sia effettivamente biodegradabile, compostabile e amica dell’ambiente è conferirla e trattarla in stabilimenti appositi. Questo significa che, esattamente come qualunque altra bottiglia di plastica, se abbandonata nell’ambiente anche la bio bottle Sant’Anna può trasformarsi da bottiglia green per l’acqua minerale in un nuovo pericolo. Che sia fatta in PLA non è quindi una scusa per non gettarla nei contenitori appositi.
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