L’acqua potabile dovrebbe essere un diritto inalienabile garantito ad ogni essere umano. Nel 2023, purtroppo, ancora non è così. L’industria dell’acqua in bottiglia infatti aumenta il suo fatturato vertiginosamente causando tra le altre cose anche ingenti danni sull’ambiente.
L’acqua è vita. Dovrebbe essere un diritto non concesso ma garantito da ogni Stato per la propria popolazione. Circa un miliardo di persone ad oggi non ha accesso all’acqua potabile. Milioni e milioni di individui cessano di esistere ogni anno a causa della sete. Se questo è il dipinto su una faccia della medaglia, sull’altra vi è il disegno dell’industria di questa risorsa che giorno dopo giorno vede aumentare il suo fatturato esponenzialmente.
Negli ultimi 50 anni l’industria dell’acqua in bottiglia ha registrato una crescita vertiginosa, imponendosi al periodo odierno come uno dei più grandi colossi esistenti. Proprio su questa tematica si basa un rapporto delle Nazioni Unite con la collaborazione della canadese McMaster University. Arrivando al dunque, questo studio rivela che più l’industria dell’acqua in bottiglia si arricchisce, più sarà difficile garantire questa linfa vitale a coloro che ne sono sprovvisti.
All’interno della ricerca sono citati diversi sondaggi che hanno evidenziato fattori da non sottovalutare. Se nel Nord del mondo l’acqua in bottiglia viene vista come un prodotto più sano rispetto a quella del rubinetto, al Sud del pianeta essa viene acquistata per mancanza di strutture idriche pubbliche affidabili. Che si voglia o meno dunque, l’industria di questa risorsa ha la meglio sull’integrità del globo.
Inoltre il rapporto valuta i dati statistici dell’ambito in questione: solamente tra il 2010 ed 2020, il fatturato delle aziende che commercializzano acqua in bottiglia è vertiginosamente cresciuto del 73%. In aggiunta, entro il 2030 le vendite dovrebbero raddoppiare passando da 270 miliardi di euro l’anno a quasi 500 miliardi. Più si andrà avanti così, più sarà difficile portare tutti i paesi del mondo sullo stesso livello.
Negli Stati Uniti d’America, solo la Nestlè Waters, raccoglie circa 3 milioni di litri al giorno dalla sorgente di Florida Springs. Non va meglio nel continente europeo dato che in Francia, Danone estrae fino a 10 milioni di litri giornalieri da Evian-les-Bains. Secondo le stime del rapporto però, la cosa peggiore è che dell’imbottigliamento prodotto, solo il 15% ha raggiunto le discariche ed è stato correttamente riciclato. Il resto? Sparso sul territorio e nel mare.
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