Ritrovatati sani e salvi i 4 bambini dispersi da 40 giorni nella foresta, le ricerche non si erano mai interrotte.
Lo scorso 1 maggio in seguito ad un terribile incidente aereo si sono perse le tracce di sette persone. La tragedia si è consumata nella selva del Guaviare del dipartimento di Caquetà, in Colombia, dove un Cessna 206 è precipitato schiantandosi al suolo tra la vegetazione.
A bordo viaggiavano 4 bambini, la madre, pilota e copilota. Sono giorni d’angoscia e di ricerche per la comunità. Due settimane dopo, il 16 maggio, sono stati ritrovati i rottami dell’aereo e i corpi degli occupanti adulti, ma dei bambini nessuna traccia, così la “speranza” si riaccese ed è proprio da questa parola che parte l’operazione intitolata così. Si scruta, si osserva, si “scava” fra l’impenetrabile foresta colombiana.
L’attenzione resta alta e i riflettori puntati tengono con il fiato sospeso i soccorritori. Si cercano le tracce del passaggio dell’uomo, scorrono i minuti, le ore e i giorni. Le ricerche non cessano, poi finalmente, un dettaglio cattura l’attenzione degli addetti ai lavori: impronte di piede quasi impercettibili per via della dimensione ed alcuni frutti che sembravano essere stati “mangiucchiati”.
Diventa necessario “fare a pugni con il tempo” ed essere tempestivi, così i soccorritori non si fermano e tra l’oscurità si muovono in quella zona impervia, fanno di tutto per farsi sentire. Poi, il miracolo: i bambini sono vivi vengono ritrovati in una delle foreste più fitte dell’Amazzonia.
I quattro bimbi sono membri del gruppo indigeno Huitoto, una “manna dal cielo”, perché questo ha permesso loro di saper quali frutti scegliere. Nonostante l’età sapevano o almeno avevano una buona nozione su quali alimenti avrebbero dovuto evitare, la conoscenza si è rivelata salvifica. Va considerato che il più grande, Lesly, questo il suo nome, ha 13 anni e si è preso cura dei fratelli minori, tra loro la sorellina di un anno.
Hanno vagato per 40 interminabili giorni, tra la fitta vegetazione, specie pericolose e piante velenose. A seguire i loro “indizi” i soldati del commando delle Forze Speciali dell’Esercito e indigeni di varie tribù, che hanno in tutti i modi cercato di fare sentire la loro vicinanza e la presenza nella zona tramite alcuni messaggi audio mandati e attraverso i kit di sopravvivenza lanciati dai velivoli. Poi, finalmente, il ritrovamento. I bambini sono magri, sporchi, provati ed esausti, ma ce l’hanno fatta, sono stati trasportati in ospedale e ricoverati per procedere con tutti gli accertamenti, l’obiettivo adesso è quello di concedere loro alimenti, liquidi e riposo necessario.
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