Il connubio tra aereo e turbolenza rappresenta un binomio pressoché inscindibile. Quando trovano origine ed in che modo possono essere pericolose.
Aereo e turbolenza, almeno una volta vi sarà capitato di trovarvi nel bel mezzo di un rollio in volo. Si tratta di un qualcosa di piuttosto comune ed al tempo stesso di comunque temuto, che è dovuto all’ingresso dell’aereo in una massa di aria che si sposta con una certa forza. Esistono diverse tipologie di turbolenze, per i quali comunque pare che non esistano casi documentati di aerei precipitati per questo motivo. In sé poi l’aeroplano, in tutte le sue iterazioni, rappresenta il mezzo più sicuro che ci sia. Quelli meno sicuri sono invece i veicoli su gomma, quindi auto e moto su tutti.
Tra aereo e turbolenza il legame è praticamente comune, scontato, tanto che in fase di progettazione se ne tiene conto. Questo fenomeno nasce dallo scontro tra aria calda ed aria fredda. Questi vortici creano instabilità che è manifestata da oscillazioni che vanno da uno fino a volte anche a trenta metri. E che sono così di una intensità più o meno violenta. Per evitare ogni possibile complicazione bisogna, per i passeggeri, allacciare per bene le cinture di sicurezza, chiudere gli scompartimenti posti in alto che contengono bagagli e cappotti e tenere un sacchetto a portata di mano, non si sa mai. Si rischia di avvertire il mar di mare anche se ci troviamo in alta quota.
Come detto, le turbolenze non costituiscono alcun tipo di pericolo ed anche quando sono molto forti riescono ad essere tutto sommato gestibili. L’aspetto pericoloso è invece rappresentato dai downburst, che sono delle spinte molo violente di correnti discendenti che possono portare l’aereo a perdere la rotta in fase di atterraggio, facendolo uscire di pista o schiacciandolo a terra. Per fortuna pure in questo caso esistono delle contromisure.
Grazie ai moderni strumenti tecnologici è possibile monitorare l’andamento dei venti e del clima in generale ed evitare il più possibile le situazioni eventualmente pericolose sia in fase di decollo che di atterraggio. Tornando alle turbolenze, il lato pericoloso è rappresentato dai fulmini e dalle nubi temporalesche. Trovarsi al loro interno è come andare sulle montagne russe volanti. E pure in questo caso i radar e le strumentazioni tecnologiche permettono ai piloti di evitare questi pericoli in anticipo, anche con preavvisi di centinaia di chilometri di distanza.
Gli esperti in ambito meteorologico fanno sapore comunque che compiere delle transvolate oceaniche attraversando l’Atlantico settentrionale sarà una cosa che tenderà a farsi particolarmente complicata. Colpa del cambiamento climatico e dell’aumento medio delle temperature a livello mondiale. In aree particolarmente fredde in quanto a presenza di correnti e venti, gli scontri con l’aria calda che tenderà ad aumentare a causa del cimate change si faranno sempre più frequenti. Cosa che porterà le perturbazioni ad aumentare di frequenza dal 40% al 170%.
Le perturbazioni però possono avvenire anche nei voli relativamente brevi, come quelli che dal Nord dell’Italia portano al Sud e viceversa. In questi casi il viaggio è di circa un’ora in media. Anche la Pianura Padana è fortemente interessata da brusche e sempre più frequenti variazioni climatiche, e quindi il rischio di perturbazioni può aumentare anche in questa situazione. Se poi teniamo a cuore le sorti dell’ambiente allora saremo ben consapevoli del fatto che gli spostamenti in aereo sono fortemente inquinanti.
Infatti c’è bisogno di ingenti quantità di carburante, che generano altrettanto massicce emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Per un viaggio più sostenibile è meglio prendere in considerazione altre situazioni, come il pullman. I pullman sono si inquinanti, ma per fare un esempio, con trenta persone che vi viaggiano sopra si arriva a tenere spenti ventinove automobili. Ed anche qualche aereo. Altrimenti ci sono le auto elettriche, che nel giro dei prossimi anni diventeranno lo standard ecocompatibile.
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