Ecosostenibile e green friendly, l’agricoltura del futuro sempre più nel nome dell’ambiente. E’ il caso della coltivazione verticale, dove l’Italia raggiunge un nuovo primato: ecco dove si trova la vertical farm più grande d’Europa.
Negli ultimi anni i cambiamenti climatici e i disastrosi effetti dell’impatto sull’ambiente stanno accelerando sempre di più le pratiche a tutela e salvaguardia degli ecosistemi.
Uno dei settori che sta facendo più progressi in questo senso è l’agricoltura, dove in tempi relativamente recenti si stanno sviluppando una serie di pratiche che permettono di risparmiare spazio e risorse naturali, tutte nel nome del green. Tra queste troviamo la coltivazione idroponica.
La coltura idroponica non è altro che la coltivazione delle piante fuori dal suolo, soltanto con acqua. Come il nome suggerisce, questo tipo di pratica vede l’assenza di un vero e proprio terriccio, ma i vegetali vengono irrigati attraverso un miscuglio di acqua e sostanze nutritive che permettono alle piante di svilupparsi in maniera sana e monitorata.
I molteplici vantaggi di questa coltivazione hanno così permesso di far accrescere la coltivazione verticale, detta vertical farming. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Come lo stesso nome suggerisce, la pratica del vertical farming si basa sulla coltivazione verticale delle specie vegetali, ovvero su più livelli sovrapposti in torri o scaffali, in altezza. Ciò permette di ridurre lo spazio necessario a far sviluppare le piante e di conseguenza di aumentare il numero di vegetali da coltivare a metro cubo.
Il vertical farming si basa sul metodo della coltivazione idroponica, che permette così di poter coltivare i vegetali ovunque senza essere dipendenti dal terreno e dal clima. In questo senso, infatti, offre il vantaggio di risparmiare acqua recuperando il flusso idrico, ma anche di ridurre le probabilità di proliferazione di agenti patogeni. Così come abbatte l’uso di pesticidi e tutte le sostanze chimiche adoperate per contrastare i parassiti.
Stessa cosa vale per le emissioni di anidride carbonica, le quali sono nettamente inferiori rispetto alla coltivazione classica attraverso il suolo. Non è certo una novità scoprire che l’agricoltura intensiva provoca dei danni notevoli al nostro ambiente, ma il periodo storico in cui viviamo impone un certo cambio di marcia verso una direzione più sostenibile e che abbia quante meno conseguenze possibili sull’ambiente.
In termini di emissioni di gas serra in Italia, l’agricoltura è uno di quei settori che ne rilascia circa il 7%, contro una percentuale del 94% di ammoniaca. Numeri davvero esorbitanti che vanno così ad aggravare la crisi ambientale.
Per questo, l’agricoltura verticale può rappresentare un’ottima alternativa. Anche se il fenomeno non è ancora molto diffuso, in Italia ci sono già tre vertical farm che stanno lasciando la loro impronta nel campo dell’agricoltura innovativa.
La Hexagro Urban Farming con sede a Milano, Planet Farms con sede produttiva a Cavenago di Brianza e l’altra a Borgosatollo in provincia di Brescia, la Tomato+. A queste si è aggiunta da poco una nuova vertical farm targata Italia, ma stavolta il primato è da condividere con l’Europa.
Nei primi giorni di ottobre è stata inaugurata una nuova vertical farm nel nostro Paese. Anche se il progresso dell’innovazione agricola in Italia è sempre una novità per cui essere contenti, in questo caso la nuova vertical farm rappresenta anche la più grande in Europa.
Un record che vede come obiettivo la coltivazione di oltre 85 milioni di piante. La sede della nuova vertical farm è anche questa volta in Lombardia a Verolanuova, in provincia di Brescia. La sede scelta per la produzione agricola è il vecchio edificio che ospitava il marchio di abbigliamento sportivo Agiesse.
Kilometro verde, è questo il nome della nuova vertical farm, è stata fondata da Giuseppe Battagliola e ha visto un investimento di circa 32 milioni di euro. Uno dei motivi principali per cui le vertical farm si stanno espandendo in maniera sporadica, ma efficace, è proprio l’ingente somma di denaro che richiede non soltanto nella creazione ma anche nelle tecniche di coltura.
In questo caso Battagliola, con un passato nella IV gamma, ha ricevuto una parte del sostentamento economico dall’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), circa 6 milioni nel totale. Questo esperimento vede un ambiente completamente automatizzato con il supporto di 50 dipendenti, tutti tecnici super specializzati in coltura idroponica.
Le piante crescono tutto l’anno e vengono controllate secondo le basi della coltivazione idroponica, dunque sotto stretto controllo e in assenza di agenti chimici o patogeni.
Potremmo già avere un riscontro concreto di questa coltivazione da parte di Kilometro verde per le festività di natale quando l’insalata da loro prodotta verrà venduta sul mercato. Petali, l’insalata che non c’era, sarà disponibile sul mercato alimentare confezionata e pronta all’uso, senza necessità di lavarla.
Per il momento l’imballaggio non è biodegradabile, anche se è l’obiettivo che la vertical farm si propone, ma sarà presente invece un buon rapporto tra qualità e prezzo.
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