Una nuova disposizione europea cambierà per sempre il destino dell’insalata all’interno dei supermercati, più green all’interno dei market
L’insalata al supermercato non sarà mai più la stessa, la notizia è vera . Cosa comporta la decisione ma soprattutto chi l’ha presa? Andiamo subito a scoprirlo. È di poche ore fa la notizia che ha spiazzato, produttori e consumatori. L’insalata in busta non potrà più essere commerciata in tutto il territorio europeo. Un grande danno per centinaia di aziende agroalimentari, non è da sottovalutare come problema, ma l’Unione Europea ha comunque deciso.
Il danno economico e piccole e grandi imprese, fronteggiato al resto, è il danno minore. Ci sarà ovviamente un tempo cuscinetto, chiamiamolo così, dove le aziende avranno il tempo per potersi adattare alla nuova norma. Come ovviamente succede sempre alla fine. Sono provisti anche fondi per poter permettere alle suddette aziende, di convertire il loro piano commerciale. Permettere quindi loro non solo di eliminare gli imballaggi in plastica, ma anche di trovare un modo ottimale per sostituire questo metodo fruitivo.
Metodo che ricordiamo, va avanti da decenni. Certo, attraverso il contenimento in plastica, l’alimento spesso rischia di andare a male prima. La plastica trattiene la condensa all’interno del sacchetto, andando a lasciare l’umidità direttamente sulla foglia, che poi tende a permettere la proliferazione di muffe e batteri vari. È per questo che si consiglia sempre di lavare l’insalata non appena tolta dalla busta. Certo, non è ovviamente l’unico motivo. Si consiglia di lavarla anche perché spesso, queste aziende, per allontanare insetti indesiderati, utilizzano pesticidi ed agenti chimici.
Lavare frutta e verdura prima dell’utilizzo è una delle cose più consigliate da medici e agricoltori stessi. Non c’è tanto di dire, meglio ascoltare chi ne sa più di noi in questi casi. Certo, non conviene andare a togliere gli agenti chimici con altri agenti chimici. Si coniglia sempre di usare metodi un po’ della nonna, come acqua e bicarbonato. O comunque idee casalinghe simili a questa. Al momento sul piatto è la discussione dei potenziali metodi che andranno a sostituire la plastica dai sacchetti.
Plastica che, nonostante tutte le problematiche, era anche molto utile per permettere all’alimento di girare indisturbato per chilometri e chilometri. Permetteva di fa andare dal sud al nord una testa di lattuga, senza che questa venisse contaminata durante il lungo tragitto. Ad oggi, se i sacchetti dovessero veramente svanire di punto in bianco, non ci sarebbero mezzi sicuri per garantire questi spostamenti. Decine di aziende, inoltre, si basano proprio sul trasporto a lungo raggio. Mandare insalata, rucola, spinaci, lattuga e chi più ne ha più ne metta, da un punto ad un altro del continente, in giornata. Continuando poi a garantirne la sicurezza e la qualità.
La carta, che è un elemento molto meno inquinante, potrà andar bene per le piccole aziende, ma non di certo per gli spostamenti chilometrici che le insalate che ci finiscono nello stomaco, sono abituate a sopportare. L’igiene dei prodotti ovviamente non può passare in secondo piano. È evidente che il rischio ambientale provocato dai secchetti in plastica che poi vengono dispersi nell’ambiente è un problema da affrontare. Resta il fatto che questa scelta non può essere presa a discapito della salute dei consumatori o dell’economia delle aziende specializzate nel settore.
Migliaia di piccole cooperative poi, basano la loro economia proprio su questi prodotti agricoli primari. Per non parlare poi dell’importanza che questi alimenti hanno sulla nostra salute e dell’impatto che quindi hanno sul nostro quotidiano.Il nuovo dossier imballaggi, quindi, sembra proprio essere una bella gatta da pelare. Pieno di buone intenzioni ma anche con tanti, tantissimi problemi. Nelle prossime settimane scopriremo come la situazione su questo fronte avrà deciso di evolversi. Cosa verrà mantenuto e cosa invece verrà cambiato.
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