Tutto è iniziato in seguito all’operazione “alvei puliti“, che aveva l’obiettivo di fare intervenire la Protezione Civile per la cura degli alvei dei torrenti della Val Rosandra. Secondo le polemiche che ci sono state in quest’ultimo periodo la Protezione Civile è accusata di aver tagliato gli alberi e di aver completamente trasformato la zona, che costituisce un parco protetto. Il risultato è stato il fatto che la magistratura ha aperto un’inchiesta sulla questione e che si sono scatenate le proteste dei cittadini. E’ nato un apposito comitato per la difesa della Val Rosandra.
Sono state raccolte firme e testimonianze. Sono state scattate delle foto per documentare la devastazione ambientale che è stata compiuta. Anche gli esperti hanno assicurato che la situazione è piuttosto grave, perché il bosco non è stato rispettato.
L’impresa che ha gestito i lavori è stata accusata di aver semplicemente tagliato senza operare distinzioni di sorta. Tra l’altro c’è anche un piccolo giallo sulla vicenda, perché sono stati tagliati molti quintali di legno, che adesso non si sa dove siano finiti.
La risposta dell’Assessorato è che questo legno è stato messo a disposizione per i bisognosi. Massimiliano Rocco, responsabile del programma foreste del WWF, spiega: “La rivendita dei materiali prelevati in operazioni come questa è un malcostume italiano, anche perché quei soldi dovrebbero tornare alla comunità. Ma troppo spesso non è così“.
Sorge quindi il sospetto che dietro al disastro ambientale compiuto in Val Rosandra ci sarebbero dei guadagni, che a tutti gli effetti possono essere definiti illeciti. Ma è possibile che ancora una volta la sostenibilità ambientale venga messa in pericolo dagli interessi economici? E’ possibile che un intervento a sostegno dell’ambiente si sia trasformato in un’azione a forte impatto ambientale?
Si sarebbe dovuto controllare di più, si doveva puntare di più sulla prevenzione, sul monitoraggio ambientale, per vedere le modalità in cui venivano condotti questi interventi. Ma tutto questo evidentemente non si è fatto.
Il comitato per la difesa della Val Rosandra è riuscito a fermare un secondo intervento nella riserva, ma adesso vuole andare fino in fondo, per riuscire a capire come tutto ciò sia stato possibile. Intanto quasi 10.000 cittadini hanno firmato una petizione europea per la tutela della Val Rosandra.