Le alghe potrebbero essere la soluzione per questioni veramente importanti, in merito è stato condotto uno studio: scopriamo insieme tutti i dettagli.
Le alghe coltivate potrebbero portare delle novità. Nello specifico, contrasterebbero gli effetti dei cambiamenti climatici e, pensate un po’, potrebbero dare un contributo importante per sfamare chi non ha disposizione cibo. A rivelarlo uno studio pubblicato su Global Food Security. Scopriamo tutti i dettagli.
Perché è così innovativa l’alghicoltura e quali sono le differenze con quella tradizionale? Semplice, la prima non richiede moltissime cure e prodotti, come ad esempio: fertilizzanti chimici e acqua dolce. Si tratta di una soluzione che i paesi che registrano redditi più bassi potrebbero adottare.
Cosa è emerso
In questo caso, il guadagno proveniente dalle vendita delle alghe potrebbe rappresentare un aiuto per le famiglie e per le città. Quali metodi vengono utilizzati per la coltivazione di alghe? Si tratta di tecniche molto antiche quelle messe in pratica, come ad esempio la tecnica delle corde: delle corde, appunto, vengono attaccate alle radici e in questo modo le piante riescono “a prendere” l’acqua necessaria, trascorso il tempo necessario le alghe verranno raccolte e verranno lasciate al sole.
Le alghe sono a favore dell’ambiente poichè sarebbero in grado di far abbassare i livelli di carbonio nell’oceano. A confermarlo uno studio che ha evidenziato come le alghe brune riescono ad assorbire una quantità elevatissima di CO2, nello specifico si tratta di 10 tonnellate di C02 per ettaro di superficie marina. Non finisce qui, sarebbero in grado di abbassare anche le emissioni di metano se vanno sommate al mangime del bestiame da allevamento.
Esistono aspetti negativi? Vediamoli insieme
Purtroppo, però, potrebbero presentarsi dei problemi, dettati dal cambiamento climatico, questo contribuirebbe ad acidificare l’acqua, il risultato sarebbe uno solo: difficoltà per la coltivazione e, dunque, arrivare ad avere un prodotto commestibile. Altro aspetto riguarda proprio le strutture, infatti nei paesi più poveri non c’è traccia. Questa novità merita l’attenzione giusta da parte degli esperti, perché i risultati ottenuti potrebbero essere ottimi sia per l’uomo, ma anche per l’ambiente, dunque non ci resta che aspettare aggiornamenti in merito.