Secondo una ricerca della Cornell University potrebbero esserci degli alieni che stanno provando a mettersi in contatto con noi, ma noi non riusciamo a rispondergli.
Esistono altre forme di vita intelligente nell’universo? Partendo da questa domanda nel 1984 è nato il progetto SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) con lo scopo di raccogliere i segnali provenienti dallo spazio ed eventuali forme di comunicazione in essi contenute. Il problema principale legato al SETI, però, riguarda l’enorme quantità di dati raccolti e la difficoltà a elaborarli e interpretarli. Ma non solo, poiché spesso ci si trova davanti a segnali provenienti dalla Terra, frutto di interferenze radio di varia natura.
Un nuovo approccio ai dati proposto dalla Cornell University, però, potrebbe mettere in evidenza la presenza di messaggi inviati da forme di vita intelligente aliene. L’idea è quella di concentrare gli sforzi sugli impulsi a frequenza ridotta provenienti dal centro della galassia, in particolare dalle stelle pulsar. Ma perché concentrarsi proprio su questi impulsi?
Gli alieni cercano di mettersi in contatto con noi?
La risposta ce la fornisce Akshay Suresh, uno dei ricercatori che hanno promosso il nuovo tipo di “ascolto spaziale”: questi impulsi sono gli stessi che gli umani usano per i radar e potrebbero dunque indicare la presenza di messaggi inviati dall’esterno. Il fulcro della ricerca sta nel sistema Breakthrough Listen, nel quale viene utilizzato un algoritmo che permette di vagliare 1,5 milioni di campioni nell’arco di 30 minuti.
Con questo metodo si velocizza enormemente l’analisi dei dati e si pongono le basi per “condurre ricerche approfondite su questi segnali“, ha dichiarato Suresh. Il sistema Breakthrough Listen, inoltre, è in grado di selezionare solo i messaggi provenienti realmente dallo spazio, eliminando tutti quelli che potrebbero essere frutto di interferenze radio di varia natura.
Breakthrough Listen, il sistema per riconoscere i messaggi alieni
Per farlo il sistema suddivide le onde captate in base a un parametro ben preciso: cioè se esse siano passate o meno attraverso la polvere e il gas interstellare. “Il nostro studio fa luce sulla notevole efficienza energetica di un treno di impulsi come mezzo di comunicazione interstellare su vaste distanze“, ha infatti affermato Suresh.