Alcuni alimenti e purtroppo alcuni metodi di cottura tra i più gettonati sono in realtà estremamente dannosi a causa del tasso di inquinamento che producono in ogni fase.
Che cosa può significare che un alimento o un tipo di cottura inquinano? È facile per esempio comprendere che le cotture molto lunghe e quindi consumano molta energia, che sia a gas naturale o che sia energia elettrica non importa, hanno un impatto ambientale maggiore rispetto alle cotture brevi oppure a quelle cotture che potremmo definire ottimizzate, in cui più portate vengono assemblate e sfruttano tutte lo stesso calore. Per ciò che riguarda gli alimenti una facile distinzione tra quei prodotti che inquinano di più e quelli che inquinano di meno si può fare andando a guardare la provenienza dei cibi.
La frutta cosiddetta esotica che viene coltivata a migliaia di chilometri di distanza dal supermercato dove ti rifornisci ovviamente impatta sull’ambiente a causa della produzione, del trasporto e poi della distribuzione. Ma ci sono altri elementi un po’ più subdoli che vanno anch’essi calcolati e tenuti presenti. Perché nella tua casa e nella tua cucina potrebbero esserci delle insospettabili fonti di inquinamento che puoi limitare se non eliminare del tutto.
La associazione Sima, Società Italiana di Medicina Ambientale, ha di recente stilato e diffuso una lista di quelli che sono gli alimenti più inquinanti e che hanno un impatto peggiore sulla salute e di conseguenza è facile anche quindi creare una lista di quei metodi di cottura che inquinano di più e che fanno più male. La classifica tiene conto della produzione di anidride carbonica e polveri sottili. In cima alla lista degli alimenti che producono più anidride carbonica c’è la carne di manzo. Secondo i dati diffusi da Sima la produzione di un chilo di carne di manzo rilascia in atmosfera 59,6 kg di CO2 dal momento in cui viene prodotta fino a quello in cui arriva nei negozi. Triste medaglia d’argento alla carne di agnello: per produrre un chilo di carne vengono rilasciati in atmosfera 24,5 kg di CO2.
Terzo posto va al formaggio che produce 21,2 kg di CO2 l’anno. Che la carne rossa sia altamente inquinante ormai è un dato di fatto ma è interessante notare come nei primi tre posti ci siano comunque prodotti di origine animale. E, spiega sempre la Società Italiana di Medicina Ambientale, la motivazione è sostanzialmente dovuta al fatto che i prodotti di origine animale sono quelli che consumano più risorse mentre invece “prodotti a base di cereali, frutta e verdura costituiscono i prodotti più ecosostenibili“.
Per comprendere l’impatto del settore della carne in Italia la società stima che circa l’85% di tutte le emissioni del settore alimentare arrivano proprio da quelli di origine animale. Vale la pena segnalare anche una ricerca simile che arriva dalla Università di Oxford e che ha valutato quasi 60 mila cibi, confermando le prime due posizioni in termini di inquinamento. Questi sono quindi gli alimenti che, anche solo per il bene del pianeta, andrebbero consumati con estrema parsimonia. Che cosa c’è da dire invece riguardo i metodi di cottura?
Il calcolo fatto da Sima riguarda ovviamente le varie fasi che portano i prodotti dal luogo in cui vengono realizzati a quello in cui poi vengono venduti ma c’è da calcolare anche l’impatto della cottura. E sempre secondo Sima l’inquinamento che si genera per esempio con il barbecue a carbonella ha un impatto molto elevato sull’ambiente nonché sulla salute umana. Non se la passano meglio però i metodi di cottura più diffusi come per esempio quelli a gas, che hanno ripercussioni importanti sulla salute umana. Alessandro Miani, presidente Sima, ricorda infatti come ci siano 234 mila bambini in Italia circa che ogni anno presentano sintomi da asma “riconducibili all’uso del gas per le cotture degli alimenti” con evidenti costi sanitari elevatissimi. Come già ricordato da altre fonti molto autorevoli il problema dell’inquinamento ambientale non è solo un problema ambientale Ma è un problema di sanità ed è un problema di costi sulla sanità.
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