Con l’avvento dell’estate c’è un prodotto imprescindibile per godersi le giornate al mare e tutte le attività all’aperto: la crema solare. Consigliata anche d’inverno per proteggere la pelle dalle dannose radiazioni ultraviolette, d’estate diventa essenziale per evitare scottature, non solo fastidiose ma anche potenzialmente dannose per la salute. Bisogna però prestare attenzione: alcune creme solari contengono un ingrediente pericoloso per l’ambiente.
Già da tempo si parla e si è a conoscenza dell’impatto negativo di alcune componenti delle creme solari sugli ecosistemi marini e la ricerca sta cercando di approfondire questa correlazione. Risultano soprattutto a rischio i coralli, particolarmente sensibili a certe componenti delle creme.
Sono diverse le ricerche scientifiche che stanno indagando gli impatti negativi degli ingredienti contenuti nelle creme solari, ed esistono già evidenze relative a determinate sostanze. Questo ha portato diverse nazioni a vietare l’utilizzo di alcune creme solari proprio per salvaguardare l’ecosistema marino. Tra queste, ad esempio, la Thailandia e le Hawaii, che hanno vietato l’utilizzo di tutte le creme contenenti sostanze dannose per i coralli.
Tra queste sostanze quella che desta più preoccupazione è l‘ossibenzone, un filtro solare già sotto osservazione da anni per la sua pericolosità per l’ambiente marino. Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Science, ha finalmente chiarito i meccanismi attraverso cui l’ossibenzone danneggia i coralli.
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I ricercatori hanno dimostrato che i coralli assorbono l’ossibenzone, convertendolo in fototossine, molecole che diventano dannose quando sono esposte alla luce solare. Può sembrare, dalle evidenze ricavate dallo studio, che sia sufficiente quindi smettere di acquistare creme contenenti ossibenzone per limitare i danni sui coralli. Purtroppo non è così.
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I filtri solari alternativi utilizzati nelle creme perché ritenuti più sicuri per la barriera corallina contengono lo stesso gruppo alcolico dell’ossibenzone. Per questo motivo potrebbero essere convertiti in ogni caso in fototossine e costituire un elemento pericoloso per la salute dei coralli e dell’ecosistema marino. Se non si agisce in maniera repentina, sviluppando nuovi filtri solari attenti all’ambiente, il rischio è di una perdita terribile in termini di biodiversità.
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