Greenpeace ha lanciato un allarme terrificante: l’80% dei ghiacciai alpini sembra destinato a scomparire entro una data molto vicina.
Non è un segreto che il cambiamento climatico stia mettendo a rischio il nostro pianeta in modo piuttosto veloce. L’inquinamento, lo sfruttamento di risorse incontrollato, l’immissione di gas serra nell’atmosfera sono considerati le cause principali dell’emergenza climatica, soprattutto per via della loro capacità di aumentare la temperatura media globale.
E aumento della temperatura globale significa catastrofe: i ghiacciai alpini e anche quelli di tutto il mondo rischiano di scomparire, comportando un aumento del livello del mare, ma anche sconvolgimenti climatici difficili da gestire. La causa principale dell’aumento della temperatura mondiale sembra essere proprio il nostro uso smodato dei combustibili fossili, responsabili dell’immissione nell’atmosfera di gas serra quali anidride carbonica o metano, il secondo gas antropogenico più dannoso dopo la CO2.
Ci basti pensare che nel corso del secolo intercorso dall’avvento della società industriale a oggi, la temperatura media è salita di 0,6° l’anno, andando a influire negativamente sulla flora e sulla fauna e, soprattutto, su ghiacciai e ghiacci polari. E la prospettiva per il futuro non è di certo delle più rosee, anzi, stando ai dati diffusi da Greenpeace l’80% dei ghiacciai alpini è destinato a scomparire entro il 2060.
Un team di scienziati ha effettuato rilevazioni sul ghiacciaio dei Forni, nel Parco Nazionale dello Stelvio, che nei solo tre giorni intercorsi tra il 21 e il 24 agosto ha perso 37 centimetri di spessore, attestandosi su una media di fusione del 50% in più rispetto allo scorso anno. A partire dalla metà dell’Ottocento, questo ghiacciaio ha perso la metà della sua superficie e sembra destinato a scomparire del tutto entro il 2060.
Lo zero termico, in effetti, si è registrato solo a partire da altitudini di 4mila metri, a volte addirittura oltre i 5mila, mentre il ghiacciaio dei Forni, che sorge a 3mila metri, è come “un malato terminale che sta scomparendo sotto i nostri occhi“, ha affermato Claudio Smiraglia, presidente del Comitato glaciologico italiano (Cgi) e membro di esperti “Voci per il clima” promosso da Greenpeace Italia.
La scomparsa dei ghiacciai alpini potrebbe comportare gravi sconvolgimenti climatici non solo ad alta quota, ma anche in pianura, dove verrebbero a mancare riserve d’acqua e dove potrebbero verificarsi episodi di siccità devastanti per gli allevamenti e soprattutto per l’agricoltura.
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