Quasi al 100% il rischio di uno tsunami nel Mar mediterraneo. L’Unesco comunicherà un programma globale per essere preparati a questa eventualità
Catastrofiche le immagine che si guardano al telegiornale quando un evento del genere ha luogo. Paura, apprensione e tristezza vengono provate per le popolazioni vittime della furia della natura. Qualcosa al quale, per quanto ci si possa preparare, provocherà sempre danni che impiegheranno anni per essere riparati e perdite che non potranno più essere portate indietro. Nella memoria di tutti impresso lo tsunami che ha colpito nel 2004 l’Oceano Indiano nella giornata di Santo Stefano. In quell’occasione furono colpiti ben 14 diversi paesi e le vittime sono state 230mila. Terribile anche il terremoto che nel 2011 colpì il Giappone di magnitudo 9.1. Lo tsunami provocato aveva onde alte circa 40 metri e ci furono 18mila vittime.
Il Pacific Tsunami Warning Centre dell’Unesco dal 2004 ad oggi, ha constatato una media di 7 fenomeni all’anno, per un totale di 125 tsunami. Dati allarmanti e che preoccupano a fronte anche delle nuove rivelazioni che portano ad un mare che non era a rischio, il Mediterraneo ad avere una probabilità pari quasi al 100% che si verifichi un fenomeno naturale del genere.
Allarme tsunami nel Mar Mediterraneo, cosa è cambiato
E’ l’Unesco a mettere in allarme per rischio tsunami. A fronte dell’alta probabilità, durante la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano a Lisbona, che avrà luogo dal 27 giugno al 1 luglio, proprio l’Unesco metterà al corrente di un programma che riguarderà l’intero Pianeta, per permettere a tutte le località che si trovano sulla costa di essere preparate in caso di tsunami.
La percentuale che nei prossimi 30 anni un fenomeno naturale del genere colpisca il Mar Mediterraneo è quasi pari al 100% e le città che potrebbero essere colpite sono Alessandria, Istanbul, Marsiglia e altre 40 (nessuna città italiana direttamente citata), con un’onda che avrà un’altezza superiore al metro.
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Se in molti si chiedessero cosa sia cambiato dagli anni passati ad oggi per far si che questo rischio diventasse così reale, la risposta è nei cambiamenti climatici. Lo scioglimento dei ghiacciai ha fatto si che si innalzasse il livello del mare. L’Unesco specifica che “mentre le comunità del Pacifico e dell’Oceano Indiano, dove si verificano la maggior parte degli tsunami, erano spesso consapevoli dei pericoli, in altre regioni costiere compreso il Mediterraneo è stato sottovalutato“.
L’esperto di tsunami, Aliaga, in un’intervista rilasciata al The Guardian afferma che “gli tsunami del 2004 e del 2011 sono stati un campanello d’allarme. Abbiamo fatto molta strada dal 2004. Oggi siamo più al sicuro. Ma ci sono lacune nella preparazione e dobbiamo migliorare; dobbiamo assicurarci che gli avvisi siano compresi dai visitatori e dalle comunità“
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Affermando che l’innalzamento sempre più frequente del livello del mare ha portato ad un incremento nel loro lavoro per tentare di poter prevenire catastrofi, il pericolo resta reale. Un dato di fatto che dovrebbe solo far rendere ancora più conto all’essere umano quali importanti danni ha causato con la sua sconsideratezza e che se presto non si troverà il modo per poter rimediare, le conseguenze saranno drammatiche e allora non si potrà più tronare indietro.