Allevamenti intensivi: la verità sui trattamenti degli animali da macello [VIDEO]

allevamento intensivo
E’ una delle battaglie degli animalisti e uno dei principali motivi per cui molte persone decidono d’intraprendere lo stile di vita vegetariano o vegano. Si tratta del terribile trattamento che spesso viene riservato agli animali da macello. Negli anni sono state molte le campagne che hanno cercato di coinvolgere abbastanza firme per presentare alle autorità competenti alcune modifiche delle normative in materia. Fra le ultime non possiamo dimenticare quella dell’associazione Animal’s Angels, 8hours, che ha raccolto più di un milione di firme per un trattamento più umano di questi animali. Non si vuole fare del facile pietismo ma sapere che “i prosciutti non nascono sugli alberi” e vedere con chiarezza le atroci sofferenze che devono subire i bovini destinati al macello, spesso vittime di violenze ingiustificate, può spingere a compiere delle scelte più consapevoli, non per forza eliminando la carne come alimento, ma almeno scegliendo un tipo d’allevamento diverso.
Non fa piacere vedere come siano uccisi gli animali che spesso poi troviamo nel nostro piatto. Le immagini possono essere molto cruente e vi mettiamo in allerta fin da subito: nei video non viene risparmiato nessuno dei trattamenti previsti in alcuni allevamenti intensivi. Come vengono macellati e che percorso devono passare?
ATTENZIONE IMMAGINI CRUENTE


La trafila è la solita: animali messi in fila uno dietro l’altro, che assistono inermi all’uccisione dell’esemplare davanti, e quando arriva il proprio turno, terrorizzati, cercano di scappare, inutilmente. Vengono uccisi con una pistola a proiettile captivo in testa, ma non tutti muoiono all’istante, continuando a tentare la fuga, e a dimenarsi. Spesso sono necessari diversi spari per raggiungere l’obiettivo della totale perdita di coscienza e poi della morte.
Questo destino non viene riservato solo ai bovini, ma anche ai suini. L’allevamento intensivo prevede che l’animale venga sfruttato per la sua intera esistenza, rendendo più veloce la sua crescita e la successiva commercializzazione grazie all’uso di antibiotici. Le scrofe ad esempio vengono stipate in gabbie molto strette e inseminate artificialmente per poter portare avere più cuccioli e nel minor tempo possibile, senza neanche permettere il contatto naturale tra i due esemplari. Per capire questo meccanismo, è diventato famoso un documentario dell’associazione spagnola Igualdad Animal, i cui volontari hanno svolto un lavoro d’inchiesta all’interno di diverse strutture sul territorio. Anche durante la gestazione, lo spazio è sempre poco e le ferite che si provocano gli animali per la mancata possibilità di movimento spesso portano a infezioni. Il momento del parto poi non è certo migliore: i cuccioli nascono in condizioni pessime, su un pavimento di sterco, e spesso rimangono vicini ai cadaveri dei fratelli che non sono riusciti a superare le prime ore di vita.
ATTENZIONE IMMAGINI CRUENTE

La Gaia Animali & Ambiente Onlus, ha riportato sul suo sito ufficiale anche alcuni numeri sui totali del consumo di carne, solo sul territorio nostrano: “Animali di terra: 500 milioni di polli da carne; 40 milioni fra tacchini, faraone, anatre e oche; 10 milioni di conigli; 30 milioni di galline ovaiole non più produttive; 13 milioni di maiali; 4,5 milioni fra vitelli, manzi, vacche, bufali; 7,8 milioni di pecore e capre; 30 milioni di inutili pulcini maschi di razza ovaiola, soppressi alla nascita buttandoli in un trituratore”.
Non solo bovini e suini ma anche galline, che producono carne e uova. La Lav è impegnata in una campagna che si chiama “Galline libere“. Nel sito ufficiale si possono vedere le differenze tra un allevamento in batteria e uno all’aperto. Gli animali spesso vivono in gabbie molto piccole, impilate una sull’altra con luce e ventilazione obbligatoria per aumentarne la produzione. Viene anche resa disponibile una guida per poter distinguere le uova da batteria da quelle da allevamento biologico. Per legge, sulle confezioni deve essere riportato un codice, che va da 0 a 3. Cosa vogliono dire? Se la prima cifra stampata sull’uovo è 3, l’uovo proviene da un allevamento in gabbia, 2, a terra, 1, all’aperto, e 0 è il simbolo del bio. Vengono anche spiegate le diverse tipologie nel dettaglio, per permettere al consumatore di compiere una scelta informata e consapevole.

Gestione cookie