Negli allevamenti intensivi l’orrore non ha mai fine: un’indagine svela le sofferenze dei maiali sin dalla nascita, castrati senza anestesia.
Antro di crudeltà indicibili, luoghi infernali dove non esiste sensibilità alcuna, non esistono emozioni. Negli allevamenti intensivi, di umanità non se ne vede nemmeno l’ombra, e l’orrore che si abbatte sui poveri animali non ha mai fine.
Ha un inizio, purtroppo, con la sofferenza dei maialini sin dai primi giorni di vita, spesso castrati senza anestesia. È il primo assaggio di inferno.
Dalla nascita alla macellazione, passando per il trasporto al macello, non c’è un briciolo si speranza per i poveri animali allevati negli allevamenti intensivi, che poi è la quasi totalità degli animali da allevamento del pianeta.
Soltanto in Italia, i maiali allevati sono oltre 9 milioni, ogni scrofa partorisce diverse volte prima di essere uccisa. Neanche nei primi istanti di vita, per i suini c’è pace, visto che sperimentano la sofferenza da subito, appena messi al mondo.
Tutti gli esemplari maschi vengono castrati, senza anestesia, senza analgesici, entro la prima settimana di vita. Lo prevede la legge, purché la castrazione venga effettuata entro una settimana dalla nascita, dopodiché si deve provvedere a somministrare farmaci o anestesia.
Ma chi lavora in questi centri di morte, si preoccupa del dolore di animali che sono visti soltanto come un alimento?
Non a caso, l’indagine condotta negli allevamenti intensivi di suini dimostra proprio questo, la castrazione chirurgica come pratica dolorosa, spesso effettuata dagli stessi lavoratori dell’allevamento, nemmeno dai veterinari. I piccoli vengono bloccati con la pancia in su e sono mutilati con il bisturi. Dopodiché, si passa alla mutilazione della coda.
La castrazione e il taglio della coda nei suini appena nati è obbligatorio. Il primo passaggio lo si mette in pratica per eliminare la produzione di un odore sgradevole, il verro, un misto di feci, sudore e urina, che altrimenti finirebbe nel manipolare l’odore della carne in commercio. La coda, invece, viene recisa per evitare che venga strappata dagli altri esemplari tenuti in gabbia.
I maiali, infatti, dato il forte stress per le condizioni di vita pessime e il poco spazio a disposizione, mettono in atto comportamenti aggressivi. Ogni scrofa dà alla luce una dozzina di maialini. Di questi, un paio muoiono dopo queste due operazioni. Coloro che sopravvivono al dissanguamento e al dolore, dopo un mese vengono tolti alla madre.
Le indagini di Anima Equality o di Essere Animali, e di altre associazioni animaliste, non fanno altro che mettere in evidenza importanti irregolarità. Esistono leggi riguardanti il benessere degli animali, in certi casi presentano forti lacune, come nel caso dell’acqua ossigenata data da bere ai maiali in alcuni allevamenti italiani.
La verità è che ben pochi allevamenti rispettano le normative, e il benessere animale è proprio messo in fondo alla lista. Ciò che conta è la produzione, come una catena di montaggio, e si pensa al profitto.
Tali pratiche dovrebbero essere condannate da ogni paese, così come dovrebbero essere condannati tutti gli allevamenti intensivi, che non hanno senso di esistere.
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