Sono già passati 25 anni da quel terribile disastro naturale: era il 5 Maggio del 1998 quando Sarno, in provincia di Salerno, fu subissata da una violenta alluvione e da una conseguente orribile frana.
L’ultima alluvione avvenuta in Italia, quella dell’Emilia-Romagna ovviamente, ha fatto registrare 15 vittime. Per quanto il numero non sia così esiguo, ha poco a che vedere con l’alluvione e la frana di Sarno e Quindici (entrambe in provincia di Salerno) del 5 Maggio 1998. Durante questo mese, tale zona riscontrò un eccezionale evento piovoso tanto che si vide cadere sul territorio una quantità di pioggia compresa tra i 240 ed i 300 millimetri.
In realtà la Natura aveva avvisato l’uomo ma quest’ultimo non è stato abile ad ascoltare gli avvertimenti offerti. Infatti alle ore 15:00 del 5 Maggio si staccò un costone dal monte Pizzo d’Albano, rilievo che guarda dall’alto i centri abitati di Sarno, Quindici, Bracigliano, Siano e San Felice a Cancello. La prefettura di Salerno però fu avvisata di tale smottamento solo alle ore 16:30.
Il monte Pizzo d’Albano è costituito da due dominii geologici divisi: un substrato è composto da rocce calcaree mentre quello al di sopra è formato da materiali piroclastici depositati sul rilievo dopo alcune eruzioni del Vesuvio. Due ore dopo il primo smottamento, ovvero alle 17:00, a causa dell’alluvione venne provocata una frana del monte che si diresse a valle bersagliando i centri abitati al di sotto.
Altre frane continuarono ad avvenire durante il corso della sera. Una delle più sanguinose fu quella delle 23:31, la quale invase l’ospedale Villa Malta seppellendo numerosi pazienti e lavoratori. Ci furono moltissime polemiche riguardanti i soccorsi visto che arrivarono molto tempo dopo rispetto al disastro. Infatti i primi elicotteri sorvolarono l’area colpita soltanto dopo le 6 di mattina.
Dopo alcuni giorni di scavo sotto alle macerie si arrivò al quota definitiva 161 morti, di cui 137 solo nella località di Sarno. Terminata l’emergenza, la Corte d’Appello in terzo giudizio dichiarò colpevole passivo l’allora sindaco Gerardo Basile. La pena affibbiata all’uomo fu inizialmente di cinque anni, poi ridotta a tre per effetto di un indulto avvenuto nel 2006. I restanti due anni di reclusione, Basile li scontò in regime di affidamento al servizio sociale.
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