Alpi, si innalza ancora il livello dello zero termico. Nuovo record nel giro di solamente due mesi: la situazione è preoccupante
Per quanto le temperature miti che si prolungano fino ad ottobre inoltrato ci diano la sensazione di un’estate “perenne”, con possibilità di beneficiare ad oltranza di giornate soleggiate e calde, è altrettanto vero che il surriscaldamento globale – dal quale hanno origine una serie di fenomeni ad esso connessi, come il cambiamento climatico – è la più grande piaga che l’umanità stia affrontando da parecchi secoli a questa parte.
Il progressivo innalzamento delle temperature, per la gran parte determinato dalle attività antropiche, sta causando danni permanenti a livello ambientale. Le risorse attualmente messe in campo in materia, del resto, non sembrerebbero in grado di contrastarlo: incendi boschivi, siccità, perdita di habitat per flora e fauna, scioglimento dei ghiacciai continuano ad imperversare. E proprio quest’ultimo aspetto, solo di recente, è balzato prepotentemente all’occhio in seguito all’ennesimo, tragico record registrato.
Nel giro di appena due mesi, sulle Alpi, lo zero termico ha visto crescere ulteriormente il proprio valore. Se lo scorso 25 luglio, l’altitudine presso la quale si registravano zero gradi era pari a 5.184 metri, ad oggi i nuovi dati – rilevati dalla stazione di Cameri, in Piemonte – riportano l’ennesimo valore negativo. Lo zero termico, allo stato attuale, è stato riscontrato ad un’altezza di ben 5.328 metri.
Solamente qualche settimana fa, il nuovo capo dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite) Jim Skea cercava di far chiarezza in merito a quelle che saranno le conseguenze del surriscaldamento globale. “Il mondo non finirà se si riscalderà di più di 1,5°, ma sarà più pericoloso“: queste le parole che il presidente dell’Ipcc aveva rilasciato in materia di cambiamento climatico, quando il problema dello zero termico non era stato ancora sollevato.
Eppure, le recenti misurazioni fornite dai palloni sonda della stazione di Cameri sembrerebbero aver prospettato uno scenario addirittura peggiore di quello rivelato solamente un mese fa. Lo scorso 25 luglio, lo zero termico si era registrato ad un’altitudine di 5.184 metri. Ad oggi, con 5.328 metri registrati, l’altitudine presso la quale il termometro segna zero gradi dimostra di poter continuare a salire paurosamente, e con effetti devastanti a livello ambientale.
“Sulle Alpi lo zero termico è stato battuto il 25 luglio, e il grande problema è il susseguirsi di record negativi“: queste sono state le dichiarazioni del glaciologo Massimo Frezzotti all’Ansa. Solo nel luglio 1995, ha ricordato l’esperto, era accaduto che lo zero termico superasse l’altitudine di 5.000 metri. Tuttavia, con le ondate di caldo africano che hanno imperversato lungo tutta la Penisola durante questa estate, un simile record non può assolutamente stupirci. In aggiunta, è stato proprio a partire dal 1990 che la temperatura dello zero termico ha iniziato a seguire un andamento crescente, pari a circa 90 metri guadagnati ogni 10 anni.
A farne le spese, inevitabilmente, sono la flora e la fauna disseminate proprio nelle zone di alta montagna, che devono fare i conti con temperature sempre maggiori e con il problema dello scioglimento dei ghiacciai, che si aggrava di giorno in giorno.
Posto che la responsabilità antropica, rispetto alla questione del surriscaldamento globale e del cambiamento climatico, sia già stata riconosciuta, è opportuno delineare un quadro chiaro di quelle che sono le conseguenze di un fenomeno di tale portata. Parliamo, nello specifico, di un innalzamento costante delle temperature, destinato a creare disequilibri insanabili in termini di ecosistemi.
A partire dal lento ma progressivo scioglimento dei ghiacciai, che si documenta non soltanto in aree quali la Groenlandia – dove l’emergenza ghiacciai sta causando un netto innalzamento del livello del mare -, ma anche nel territorio del Bel Paese. Il disastro della Marmolada, che tolse la vita ad 11 persone e ne ferì altre 8, ne è una lampante testimonianza.
A tutto ciò si aggiungono gli effetti che uno zero termico sempre più alto sta provocando all’ambiente, andando ad incidere drasticamente su quelli che sono gli habitat di specie animali e vegetali. Tra l’altro la situazione, come rivelano gli esperti, parrebbe essere soltanto agli inizi: “I record negativi di oggi sono i migliori di quelli che vedremo nei prossimi anni“.
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