L’alternativa al carbone ufficializzata dallo Stato per l’immediato comporta purtroppo degli enormi effetti collaterali. Come stanno le cose in vista dell’inverno
Trovare una alternativa al gas è fondamentale ed al tempo stesso urgente, visto come si sono messe le cose sullo scacchiere politico ed economico. Tra Unione Europea e Russia è gelo, e la cosa rischia di diventare così anche per quanto riguarda il senso letterale del termine. Si prospettano tempi duri questo inverno, con scote di gas naturale limitate dopo che Mosca ha scelto di andare contro il mondo intero e di rompere ogni rapporto di convivenza civile con la UE.
In Italia ed in altri Stati membri è quindi fondamentale trovare una alternativa al gas non tanto per quest’anno – è ormai tardi per muoversi in tal senso – quanto per quelli a venire. Perché la situazione è del tutto cambiata. Il nostro Paese ha lavorato in modo tale da incrementare le proprie riserve di gas, stringendo dei rapporti commerciali con altri fornitori quali l’Algeria. Ma ci sarà da agire al risparmio, date le bollette altissime e che subiranno degli ulteriori rincari. Altra problematica che si aggiunge agli stock limitati.
Per cui le autorità preposte consigliano di limitare l’impiego dei riscaldamenti e si studia un piano per ritardarne l’accensione e per ritardarne lo spegnimento. Cosa che potrebbe avvenire con 15 giorni di arco temporale per entrambe le situazioni, in maniera tale da risparmiare l’uso di gas per un mese e per circa due o tre miliardi di metri cubi. Lo Stato, a prescindere da chi sarà il nuovo primo ministro, sta prendendo poi in considerazione pure altre soluzioni come ulteriori fonti di energia.
È ufficiale l’utilizzo a pieno regine delle centrali a carbone fino a marzo del 2023 ma con la possibilità di arrivare però al 2024. E se da una parte questa scelta potrebbe riuscire a tamponare parzialmente quella che è una situazione di conclamata crisi, dall’altra non è certo foriera di buone notizie.
Perché le centrali al carbone sono purtroppo fortemente inquinanti. Nel nostro Paese ce ne sono sette, tali da potere equiparare circa un terzo di quelle che erano le forniture di gas che arrivavano dalla Russia quando le cose andavano ancora bene. Il combustibile a carbone è in assoluto il più inquinante che ci sia.
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Lo stesso è responsabile di quasi la metà delle emissioni di gas serra in tutto il mondo. Inoltre è confermato da più studi che il combustibile a carbone è estremamente nocivo per la salute. Tanto che negli Stati Uniti la chiusura di centinaia di centrali nel corso degli ultimi anni ha salvato la vita a migliaia e migliaia di persone. Purtroppo nell’immediato bisogna stringere i denti, e puntare sull’apporto delle fonti di energia rinnovabile solamente a partire tra qualche anno.
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