L’altopiano tibetano è chiamato comunemente anche Terzo Polo del pianeta in quanto ha un ruolo fondamentale per l’ambiente e la popolazione.
Il Tibet è un altopiano importantissimo dal punto di vista naturalistico. E’ ricco di ghiacciai, permafrost (ovvero terreno perennemente gelato tipico dei territori del Nord Europa o della Siberia) e cime innevate. Ma perché tutti lo chiamano “terzo polo” del pianeta? Oltre alla sua ricchezza naturalistica, da qui si originano i maggiori fiumi che irrigano l’Asia: l’Indo, il Gange, il Mekong, lo Yangtze e il Fiume Giallo.
Questi fiumi sono inoltre ricchi di fauna e flora selvatica e assumono di conseguenza un ruolo portante nell’ecosistema. Grazie al loro apporto idrico, garantiscono la sopravvivenza di circa il 40% della popolazione a livello mondiale. Questo è soltanto uno dei motivi per cui il Tibet è chiamato “terzo polo” del pianeta.
Il Tibet, situato al crocevia tra Asia meridionale, centrale e orientale, è un vasto altopiano ricco di ghiacciai, permafrost e neve. Conosciuto come il “Terzo Polo” del pianeta, il Tibet riveste un’importanza cruciale per il clima globale. Da qui sorgono molti fiumi che alimentano l’Asia, come il Gange, l’Indo, il Mekong, lo Yangtze e il Fiume Giallo. Questi fiumi costituiscono la “torre d’acqua” dell’Asia, essenziale per la sopravvivenza di quasi il 40% della popolazione mondiale.
Ma l’altopiano tibetano non è solo una riserva d’acqua vitale. Gioca anche un ruolo cruciale nel clima del pianeta, influenzando l’aria che circonda la Terra e le condizioni meteorologiche in tutto il mondo. Un esempio famoso di questa influenza è il monsone estivo asiatico, che porta pioggia e calore in molte regioni dell’Asia.
Ma cosa accade ai ghiacciai, alla neve, al ghiaccio, ai fiumi e all’ecosistema dell’altopiano tibetano quando le temperature si alzano e l’umidità aumenta? E quali sono le conseguenze per il resto del mondo? Queste sono le domande che Jianping Huang e il suo team si sono posti, analizzando approfonditamente le ultime ricerche sul Tibet e il suo ruolo nel clima.
Jianping Huang e il suo team hanno esaminato le ricerche più recenti sul ruolo e la vulnerabilità dell’altopiano tibetano ai cambiamenti climatici. Nonostante gli studi siano iniziati nel 1880, nuove prospettive sono emerse grazie ai progressi nella raccolta dei dati e nella modellazione numerica.
La revisione condotta dai ricercatori si articola in sei sezioni tematiche che affrontano una vasta gamma di argomenti, tra cui le interazioni tra terra e atmosfera, le variazioni nel sistema climatico dell’altopiano tibetano, gli effetti sul trasporto delle sostanze atmosferiche, le influenze termiche e dinamiche dell’altopiano, il suo impatto sul clima globale e i possibili cambiamenti futuri nelle forze climatiche della regione.
Uno dei punti discussi nello studio riguarda la funzione dell’altopiano tibetano come “ponte” per il trasporto di sostanze inquinanti dalla superficie fino all’alta troposfera durante il monsone estivo asiatico. Inoltre, viene evidenziata la complessa interazione tra l’altopiano e il monsone, che modifica i pattern climatici globali durante l’estate e influenza il clima in inverno attraverso gli effetti sulle onde di Rossby planetarie.
Gli scienziati hanno suggerito alcune linee guida per migliorare le future ricerche sul Tibet. Ad esempio, ritengono che sia importante raccogliere più dati per comprendere meglio come il clima riscaldi l’aria sull’altopiano tibetano e osservare più attentamente i fenomeni atmosferici, come le nuvole e la pioggia, al fine di descriverli in modo più accurato.
Inoltre, consigliano di utilizzare modelli climatici più precisi per rappresentare al meglio l’altopiano tibetano e sintetizzare tutte le conoscenze disponibili sul clima della regione e il suo impatto sul resto del mondo. I ricercatori sperano che seguendo queste indicazioni si possa ottenere una comprensione più profonda e completa dell’altopiano tibetano e del suo ruolo nel clima attuale e futuro.
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