Per quanto riguarda le elezioni presidenziali bisognerà invece aspettare il secondo turno di ballottaggio che definirà la vittoria di uno dei due candidati: la progressista Luisa Gonzalez e l’imprenditore in erba Daniel Noboa Azin. La candidata progressista proviene dalle fila del partito dell’ex presidente Rafael Correa (in esilio in Belgio per corruzione), mentre l’imprenditore è figlio dell’ex candidato alla presidenza Alvaro Noboa.
Luisa Gonzalez si trova attualmente in testa con il 33% dei voti seguita da Noboa con il 24%. Il Parco Nazionale soggetto negli anni all’estrazione del greggio è la casa di una delle ultime comunità indigene incontaminate dell’Ecuador. Il 59,14% degli ecuadoriani ha votato “sì” alla cessazione delle operazioni della società statale Petroecuador del blocco 43-ITT. Il 40,86% ha invece votato “no”.
Petroecuador sì o no? Il referendum per l’estrazione petrolifera salva le comunità indigene
A trarre beneficio dal risultato del referendum a livello politico è il gruppo ambientalista YASunidos promotore della consultazione nazionale in merito alla difesa del Parco Yasunì. Anche gli indigeni del Waorani avevano nei giorni precedenti manifestato a favore del “sì”. I Waorani sono il gruppo etnico più numeroso autoctono del parco, area protetta estendentesi per un milione di ettari.
Quando diciamo che il parco in causa è casa della biodiversità più ricca a livello mondiale, non scherziamo di certo. In questo bacino verde coesistono assieme 2.000 specie di alberi e arbusti, 204 specie di mammiferi, 610 specie di uccelli, 150 specie di anfibi e 121 di rettili e 250 specie di pesci. Il Parco è la casa inoltre dei Tagaero, Taromenane e Dugakaeri, popolazioni indigene. Il giacimento a cui si dice stop produce circa 55.000 barili di petrolio al giorno, l’11% della produzione nazionale. Una grande vittoria.