In Amazzonia esiste un particolare fenomeno, per lo più sconosciuto, che riguarda le foreste pluviali, chiamato “fiumi volanti”: scopriamo insieme di cosa si tratta
La regione amazzonica presenta al suo interno la più grande foresta pluviale esistente al mondo, con il più prezioso e ricco sistema fluviale. La Foresta Amazzonica ha un’estensione di circa 6,5 milioni di Kmq e si sviluppa abbracciando ben nove stati del Sudamerica. La sua importanza strategica per il clima è legata proprio al suo stato di salute. La capacità della foresta di immagazzinare carbonio si attesta intorno ai 200 miliardi di tonnellate e quindi la sua distruzione progressiva provoca il rilascio di maggiori quantità di CO2.
Il meccanismo va ad impattare negativamente sui cambiamenti climatici, determinando gli stravolgimenti atmosferici che ben conosciamo. Inoltre ospita al suo interno una varietà inestimabile di specie, rappresentando un autentico unicum sul Pianeta. La temperatura elevata e le piogge in grandi quantità sono le condizioni ideali per garantire livelli di altissima biodiversità, sia vegetale che animale. La sua principale funzione di “polmone” terrestre si concretizza grazie all’elevata densità della vegetazione e alla sua posizione equatoriale. L’irraggiamento solare è pieno e la sua capacità di generare ossigeno è straordinaria.
Le correnti di aria umida
Queste caratteristiche relative alla densità di copertura arborea e alla posizione sulla fascia equatoriale favoriscono anche un altro fenomeno visivamente affascinante, ma altrettanto importante. Le correnti di aria cariche di umidità che si spostano proprio dalla foresta per arrivare ad incontrare le Ande. Da qui le direzioni che vengono prese portano alcune masse d’aria umida verso Argentina, Paraguay e Uruguay, altre oltrepassano la Cordigliera sino ad arrivare in Perù. Una minima parte prosegue verso Nord fino al Centroamerica.
Le Foresta pluviale amazzonica costituisce un importante climatizzatore d’aria utile per tutto il Pianeta, grazie alla preziosa capacità di trasformare l’irraggiamento solare in evaporazione di acqua, attraverso le foglie e le altre superfici. Si parla di circa 8mila tonnellate di vapore acqueo rilasciato. Questa fase del ciclo dell’acqua viene denominata evapotraspirazione e coinvolge sia la vegetazione che il suolo. Le piante rilasciano grandi quantità di acqua che vanno a formare appunto i cosiddetti “fiumi volanti”.
I fiumi volanti
Nello specifico dunque i cosiddetti “fiumi volanti” sono rappresentati da enormi masse di aria umida, cariche di vapore acqueo, che si spostano per poi scaricare la preziosa pioggia al suolo. Il meccanismo si concretizza quando le masse di aria umida incontrano aria più fredda, o quando salendo nell’atmosfera le temperature si abbassano e quando, come nel caso della Cordigliera delle Ande, raggiungono un ostacolo fisico che le fa deviare.
Il fenomeno non è visibile se si rimane all’altezza del suolo, così gli scienziati per osservarlo e monitorarlo, utilizzano una Torre di osservazione che arriva a superare la copertura arborea e si staglia a ben 325 metri da terra. Le correnti di aria umida si spostano e trasportano il prezioso carico in altre zone, dove poi viene rilasciato con abbondanti e preziose piogge. Un fenomeno si suggestivo , ma che racchiude in sé un’importanza vitale per l’equilibrio dell’intero continente.