Essere ambientalisti a priori è sempre una scelta che conviene? E’ logico che la difesa dell’ambiente dovrebbe rientrare fra gli scopi preminenti della nostra epoca e che la sostenibilità ambientale vada vista come un valore. Ci sono molti casi però in cui dobbiamo saper distinguere ed operare una scelta adeguata fra ciò che è bene per l’ambiente e che allo stesso tempo può provocare delle conseguenze negative in altri ambiti. In questo senso possiamo partire da una considerazione in merito alla Primavera Silenziosa, un vero e proprio punto di riferimento per gli ambientalisti.
Primavera Silenziosa e il DDT
Si tratta di un libro scritto da Rachel Carson, pubblicato nel 1962 e che porta numerose documentazioni scientifiche, per descrivere quali sono i danni che il DDT e i pesticidi in generale hanno sull’ambiente.
In questo trattato viene fatto riferimento al fatto che nelle campagne i pesticidi portino spesso alla morte di molti uccelli, tanto da rendere appunto la natura “silenziosa” perché priva del loro canto.
Eppure non bisogna dimenticare che nella storia il DDT è stato inventato proprio per un fine benefico. Paul Muller ha ricevuto pure il Premio Nobel per aver inventato la molecola del DDT, che si è rivelata di importanza fondamentale nella lotta contro il tifo e la malaria.
Il DDT permise di ridurre i casi di malaria sull’isola di Ceylon da 2 milioni a 31 nel 1962.
Non si tratta di prendere le difese del DDT, perché sappiamo benissimo che questa molecola e i pesticidi in generale hanno un impatto ambientale disastroso sulla biodiversità sia animale che vegetale e soprattutto anche sulla salute umana, in particolare di quella infantile.
Le molecole del DDT e dei pesticidi sono associati ai rischi tumorali, specialmente a carico del sangue, determinano dei pericoli di incorrere in patologie a carico dell’apparato riproduttivo, immunitario, metabolico, neuropsichico, ormonale, agendo come interferenti endrocrini.
E’ stato in particolare osservato che l’uso del DDT determini la moria delle api. Si tratta di un problema da non trascurare, perché è qualcosa che ricade sull’impollinatura, ma anche altri insetti e altri invertebrati sono sottoposti ai danni determinati dall’uso dei pesticidi.
Non trascurabile è anche l’impatto che l’uso dei diserbanti chimici ha sul suolo: le erbe muoiono al livello delle radici e non riescono più a trattenere il terreno.
In questo modo aumenta, in presenza di pioggia, il rischio idrogeologico.
E’ quindi un problema complesso che richiede un’analisi molto più approfondita di un semplice no: bisogna mettere sul piatto il suo impatto ambientale ma anche quello nella prevenzione di malattie come la malaria, spesso vere e proprie epidemie in alcune zone del mondo.
Gli OGM e i deficit alimentari
Un altro caso, un altro dubbio, che mostra come non è valida la chiusura a priori neanche in ambito ecologico. Gli ambientalisti si battono contro gli OGM in agricoltura, ma non bisogna dimenticare che nel mondo ci sono più di un miliardo di persone che hanno come unica fonte alimentare il riso, privo di vitamina A e che per questo soffrono di un grave deficit alimentare.
Le conseguenze consistono in cecità e in una morte prematura. Se invece si potesse coltivare un riso OGM ricco di beta-carotene, precursore della vitamina A, queste persone potrebbero salvarsi.
Gli OGM hanno delle conseguenze negative per quanto riguarda gli equilibri dell’ecosistema.
Una ricerca condotta in Gran Bretagna sulla coltivazione della colza geneticamente modificata per resistere ad un erbicida ha dimostrato che le api e le farfalle non riescono più a trarre nutrimento e per questo migrano verso altri campi, costringendo alla migrazione anche gli uccelli che si nutrono di questi insetti.
In pratica viene modificato un intero ecosistema. Tra l’altro, è stato scoperto che, con gli OGM, i parassiti si adattano sempre di più alle modifiche genetiche, sviluppando una maggiore resistenza, per cui si correrebbe il rischio, nel corso del tempo, di renderli più difficili da combattere.
Ad esempio l’Helicoverpa armigera è uno dei peggiori parassiti del cotone in Cina, che sviluppa una mutazione per adattarsi agli organismi geneticamente modificati, riscontrando una resistenza tre volte superiore a quella consueta.
In questo modo si correrebbe il pericolo di dover produrre antiparassitari più forti, andando ad influenzare maggiormente la salvaguardia dell’ambiente.
Emissioni di CO2 e alimentazione
Un altro punto su cui gli ambientalisti si battono è la lotta alle emissioni di CO2. Gli effetti dell’inquinamento sicuramente sono terribili, riscaldamento globale, mutamenti climatici e fenomeni meteo violenti in primo luogo.
Bisogna però anche dire che spesso, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, non è sempre facile adottare delle tecnologie o le conoscenze avanzate in campo agricolo che riescano a coltivare in modo sostenibile per produrre il cibo necessario.
Che fare, allora? Le scelte sostenibili sono sacrosante, non si possono evitare se vogliamo un mondo più vivibile e un mondo che non si rivolti contro di noi, ma chiudersi a riccio, senza considerare la questione da mille sfaccettature, significa allo stesso tempo non pensare che certe scelte sono necessarie per la nostra stessa sopravvivenza.