L’aereoporto di Malpensa minaccia l’ambiente. O, almeno, lo fa l’ipotesi della costruzione di una terza pista di decollo. L’allarme lo ha lanciato il Fai (fondo ambiente italiano) e il WWF Italia. Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente onorario del Fai, ha dichiarato in merito alla probabile terza pista: “Sarebbe un danno incalcolabile perchè distruggerebbe un paesaggio di straordinaria bellezza che è anche una fonte di ossigeno e di ricreazione psicologica per tutta la Lombardia. La pressione dell’inquinamento e del rumore diventerebbe una morsa sull’intero Parco del Ticino che è l’unico corridoio ecologico rimasto integro in alta Italia“.
Le due associazioni, di comune accordo, hanno avanzato alcune proposte: la prima riguarda una maggiore valorizzazione del sistema aeroportuale nell’area milanese, che coinvolge anche le connessioni tra gli scali. In secondo luogo, quel che riguarda la correzione dell’errore di progetto che riguarda la mancata operazione in simultanea delle due piste esistenti. Inoltre, propongono di creare un piano aeroportuale per il Nord Italia per potenziare le infrastrutture, congiuntamente con il sistema ferroviario ad alta velocità.
L’associazione che ha in gestione l’aereoporto di Malpensa, la Sea, ha ideato la costruzione della nuova pista come investimento per contenere il traffico aereo nel lungo periodo. Dopo aver ottenuto il nulla osta dall’Enac (Ente Nazionale Aviazione Civile) la stessa Sea ha chiesto ai comuni del Varesotto -limitrofi lo scalo- di adeguare la struttura urbanistica e territoriale per poter accogliere l’infrastruttura. Da qui, immediata, è scaturita la ribellione.
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sarbyn.com
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