Un uomo lotta per la vita in condizioni gravissime a causa di un raro microorganismo che lo ha infettato. La zona è stata chiusa ai bagnanti per i rilievi del caso: si tratta dell’ameba mangia-cervello
Definita dal linguaggio scientifico Naegleria fowleri, l’ameba mangia-cervello rappresenta un rischio gravissimo per la salute di chi ne contrae l’infezione. Presente principalmente negli Stati Uniti del sud, diffusa in acqua dolce, si tratta di un microorganismo dagli effetti letali, che difficilmente riesce ad esercitare il suo potere in termini di pericolo, ma nella maggior parte dei casi ha conseguenze fatali. Il motivo risiede nella meningoencefalite amebica primaria, che permette raramente la sopravvivenza. L’ameba mangia-cervello attacca l’organismo, penetrando dalle cavità nasali con la pressione dell’acqua, dove può attecchire attraverso le mucose, giungendo al cervello.
Se il parassita trova le condizioni favorevoli, può moltiplicarsi rapidamente, utilizzando come fonte di nutrimento il tessuto cerebrale. Da qui il nome, che riassume letteralmente la sua letalità. L’incidenza dei casi è molto rara, in quanto troppe le variabili che possono ostacolare il percorso del microorganismo prima di giungere all’organo. Tragico il destino che si è abbattuto sull’ultimo uomo coinvolto, che in questo momento lotta per la vita dopo aver contratto l’infezione.
Ameba mangia-cervello: uomo in fin di vita
Il tragico evento ha avuto luogo negli Stati Uniti, nel lago delle contea di Taylor, nello stato dell’Iwoa, nel Midwest. Un uomo intento a nuotare nelle acque del “Lake of Three Fires State Park” avrebbe contratto l’infezione meningoencefalite amebica primaria dall’ameba Naeglaria fowleri. La zona è stata ovviamente recintata ai bagnanti, in modo tale da eseguire le analisi precauzionali al fine di accertamenti circa l’eventuale contaminazione del lago.
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Questa eventualità si presenta soprattutto quando le acque stagnanti, tipiche ad esempio del lago, raggiungono temperature più elevate nel corso dell’estate, dove tali microorganismi trovano un habitat più favorevole. L’uomo coinvolto versa in condizioni gravissime e attualmente lotta per la vita. Solitamente si tratta di un’infezione fatale che comporta il deterioramento cerebrale. Solo la diagnosi tempestiva può rappresentare l’unica via d’uscita per intervenire, una possibilità non così frequente, in quanto malattia estremamente rara.
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I sintomi sono molteplici e possono presentare una progressione rapida e fulminante, tanto da essere fatale. I primi segnali sono la perdita di olfatto e gusto, ma successivamente si presentano nausea, febbre, cefalea, vomito, fino a convulsioni e allucinazioni. La percentuale di mortalità supera il 90%, un aspetto che ne definisce la letalità.