In provincia di Pavia il pericolo incombe a causa della fabbrica Broni, che presenta differenti minidiscariche che contengono amianto. Contro tutto questo molti cittadini si sono mobilitati. Ma i problemi legati alla mancata bonifica di luoghi contaminati dall’amianto sono anche in altre parti d’Italia.
Basti pensare ad Arezzo, dove, nello stabilimento di un’impresa edile fallita, sono stati trovati diversi pannelli di Eternit ammucchiati all’aperto. Anche in questo caso nulla è stato fatto in questi ultimi mesi. La questione sembra essere rimasta ignorata.
Si devono ricordare anche le 70 discariche abusive ritrovate lungo il corso del Volturno: anche lì c’è dell’amianto, che continua a rimanere sul posto, senza che nessuno intervenga. È possibile che si deve mettere a rischio la salute dell’ambiente e dei cittadini in questo modo così irresponsabile?
In Sicilia la situazione non è certo migliore, perché l’amianto continua ad essere presente negli edifici e nei manufatti. E anche qui le bonifiche proseguono molto a rilento. Eppure sono passati molti anni dal 1992, anno in cui l’amianto è stato messo al bando.
La legge prevedeva che entro 180 giorni ogni regione dovesse predisporre uno specifico piano per il censimento e la rimozione dell’amianto. Ma questo non è avvenuto. In molti casi la legge è stata totalmente disattesa. La conseguenza è rappresentata dalle numerose vittime.
Fiorella Belpoggi, direttore del Centro ricerca sul cancro Cesare Maltoni, fa notare: “Basta pensare che a livello globale in più di due paesi su tre si può ancora vendere e comprare amianto. In Italia ogni anno all’Inail vengono presentate domande per 2 mila casi di tumore legato a esposizione professionale, ma si calcola che ci siano ben 16 mila morti l’anno per tumori legati a motivi di lavoro: la differenza è data da coloro che si ammalano senza sapere il perché”.
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