Andare al lavoro in bici è una strategia che dovremmo mettere in pratica per diversi motivi. Innanzi tutto costituisce un risparmio notevole dal punto di vista dei costi del carburante, ormai sempre più alle stelle. Poi è ovviamente un modo ottimo per risparmiare l’ambiente, visto che non si fa altro che promuovere la mobilità sostenibile grazie a questi veicoli ecologici. Inoltre è un ottimo modo per mantenerci in ottima forma fisica, visto che andare in bici è una strategia per fare del bene alla nostra salute fisica e psicologica. Ma in Italia non sempre è così facile rivolgersi all’utilizzo della bicicletta per andare a lavorare.
La situazione legislativa in Italia
Molto spesso sentiamo parlare, purtroppo, di incidenti anche mortali legati all’utilizzo della bicicletta. La denuncia è partita poco tempo fa con la manifestazione #salvaiciclisti, che si è subito trasformata in un movimento nazionale di denuncia nei confronti di alcune istituzioni che non fanno nulla per favorire l’utilizzo delle bici e per mettere in sicurezza i ciclisti.
La situazione legislativa italiana è abbastanza controversa anche dal punto di vista delle tutele assicurative. L’Inail infatti riconosce l'”infortunio in itinere” esclusivamente se questo avviene sulle piste ciclabili. L’infortunio infatti viene riconosciuto “purché avvenga su piste ciclabili o su strade protette; in caso contrario, quando ci si immette in strade aperte al traffico bisognerà verificare se l’utilizzo era davvero necessario“.
Ma questo è naturalmente un controsenso, considerando che la situazione delle piste ciclabili in Italia non è sicuramente positiva. Nella maggior parte dei casi mancano e, se ci sono, a volte sono realizzate male e non garantiscono la sicurezza necessaria per i ciclisti.
Rispettare l’ambiente può costare la vita?
Il rispetto dell’ambiente passa anche attraverso delle abitudini quotidiane che tutti dovremmo mettere in pratica appena possibile. Ma com’è possibile che nel nostro Paese dobbiamo quotidianamente sentire parlare di morti sulle strade in bicicletta?
In dieci anni le vittime sulle strade italiane sono addirittura 56.000. Dall’inizio del mese di luglio sono otto le persone che in Italia sono morte mentre erano alla guida di una bici. Bisognerebbe quindi creare delle vere e proprie tutele per coloro che decidono di iniziare un percorso di benessere personale e di benessere a beneficio dell’ambiente in cui viviamo.
Le modifiche proposte
La Federazione Italiana Amici della Bicicletta ha presentato nello scorso mese di giugno una lettera aperta indirizzata al Presidente del Consiglio, al ministro dei Trasporti, al Presidente della Camera e a quello del Senato, con la quale si chiede una modifica del testo dell’articolo 12 del decreto 38/2000, con l’aggiunta della frase: “L’uso della bicicletta è comunque coperto da assicurazione, anche nel caso di percorsi brevi o di possibile utilizzo del mezzo pubblico“.
La proposta tiene conto delle attuali leggi rivolte a chi cammina a piedi. Per i pedoni infatti viene riconosciuta la copertura dell’assicurazione anche in questi casi descritti dalla proposta di modifica.
Inoltre la Fiab ha lanciato un sito internet dedicato all’iniziativa “Bici in itinere”, destinato anche alla raccolta di adesioni da parte delle amministrazioni pubbliche.