È estate, la stagione della frutta fresca e dissetante per combattere l’afa e fare allo stesso tempo una gustosa merenda. Ed è proprio qui che ci si presenta il dilemma: anguria o cocomero, come si chiama davvero il frutto simbolo della bella stagione?
È una questione di poco conto e in fondo il nome non cambia la sostanza, ma per correttezza linguistica proviamo a capire da dove derivino i due nomi utilizzati e se ce ne sia uno più corretto dell’altro.
Anguria e cocomero, da dove derivano i due nomi?
Il cocomero (o anguria) è un frutto appartenete alla famiglia delle cucurbitacee, originario dell’africa orientale. È una pianta che produce frutti solo nel periodo estivo, da maggio a settembre. Il termine scientifico per definire questo frutto è Cucumis citrullus, che è anche quello utilizzato in botanica.
Dal termine latino deriva dunque il nome cocomero, che è diffuso sopratutto nell’Italia centrale. Tra l’altro in latino cucumis significa cetriolo mentre citrullus indica il genere di piante appartenenti alla famiglia delle cucurbitacee, come l’anguria. Per questo motivo, il nome tecnicamente corretto, per attinenza alla denominazione botanica, è appunto cocomero.
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Anguria, invece, deriva dal nome greco angurion, termine di origine bizantina che significa cetriolo. Si è diffuso sopratutto nell’Italia settentrionale ai tempi dell’occupazione bizantina di Ravenna. Proprio per questo motivo nel nord Italia è maggiormente diffusa la denominazione del frutto in anguria.
Esistono poi innumerevoli varianti dialettali per chiamare il cocomero o l’anguria. Nell’Italia meridionale è noto anche come “mellone” o “melone d’acqua”, dal francese melon d’eau. In Abruzzo lo si trova come “citrone” e in Liguria invece come “pateca”, nome con influenze francesi, portoghesi e arabe.
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Per creare ancora più confusione poi, in alcune regioni del nord Italia, come Piemonte e Lombardia, il termine cocomero viene utilizzato per indicare il cetriolo. Insomma non importa come lo si chiami, esistono veramente troppi nomi e versioni dialettali. L’importante è solo godere d’estate di questo frutto dolce e dissetante, qualunque sia il nome che gli vogliamo dare.