Anidride carbonica trasformata in bioplastica? Questa innovazione è resa possibile grazie ai batteri. A individuarla un gruppo di studiosi: rappresenta un sistema all’avanguardia grazie a cui si potrebbe raggiungere il tanto agognato obiettivo delle emissioni zero.
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In un’epoca storica in cui non si sente che parla di cambiamenti climatici, c’è chi si rimbocca le maniche per invertire la rotta. D’altronde i loro effetti nefasti si ripercuotono sul Pianeta, sempre più in difficoltà: tra stagioni inesistenti, climi sballati e inquinamento imperante, la crescita dei gas serra è inarrestabile.
Per mettere un freno a tutto questo non mancano iniziative, progetti e studi. Tra questi rientra un’innovazione frutto del lavoro congiunto di diversi team allo scopo di finalizzale tecnologie eco-compatibili destinate a ridurre le emissioni e raggiungero lo stato di emissioni nette di carbonio, noto come net zero, attraverso la rimozione della CO2 nell’aria.
Anidride carbonica trasformata in bioplastica: scoperta un’innovazione all’avanguardia
Molti studiosi stanno testando vari metodi per riuscire a catturare l‘anidride carbonica per poi convertirla in bioplastiche. A individuare il nuovo sistema all’avanguardia per ridurre la CO2 è stato un gruppo di ingegneri biochimici del Korea Advanced Institute of Science and Technology a Daejeon, situato in Corea del Sud, che ha individuato un sistema capace di produrre il poliestere poli 3 idrossibutirato, un tipo di blioplastica, grazie a una specie batterica.
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Questo sistema, che permette di riciclare l’anidride carbonica, è stato presentato in un articolo scientifico in cui è stata illustrata questa innovazione tecnologica destinata a produrre bioplastica tramite la C02. Il sistema individuato ha prodotto risultati molto superiori rispetto a quelli già testati, rappresentando una possibile soluzione per raggiungere in futuro la neutralità del carbonio.
La CO2 convertita in bioplastiche virtuose per il Pianeta
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Secondo gli studiosi coreani il sistema in questione può procedere senza nessuna interruzione, comportando così una produzione costante, permettendo la sua applicazione a livello globale. Il sistema si basa su due fase: una di conversione elettrochimica della CO2 in forma gassosa e una di fermentazione grazie al batterio Cupriavidus necator.