Ecco quali sono gli animali che vanno in letargo in autunno o in inverno per sopravvivere alla stagione fredda riducendo al massimo le attività vitali.
Dagli orsi alle tartarughe, dalle marmotte ai ricci, sono tanti gli animali che vanno in letargo, da soli o in compagnia, in inverno, in autunno ma anche in estate. Alcuni di loro rimangono immobili per mesi, altri invece si muovono tutti i giorni.
Le cause sono molteplici, ma tutte connesse al ciclo vitale delle singole specie e al loro adattamento all’ambiente: il letargo è funzionale alla sopravvivenza degli animali, quando ci sono condizioni ambientali difficili, molto freddo ma anche molto caldo. È l’unica strategia possibile per diversi mammiferi, rettili, anfibi, insetti e persino uccelli.
Il letargo è una condizione biologica in cui l’animale entra in uno stato di quiescenza. Le funzioni vitali di alcuni mammiferi e animali a sangue freddo si riducono al minimo, la pressione del sangue cala drasticamente, il battito cardiaco diminuisce, il respiro diventa lento e irregolare, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa.
La preparazione, che avviene durante l’estate e l’autunno, è essenziale, perché senza una tana sicura, le giuste scorte di cibo e di grasso, gli animali non riuscirebbero a superare l’inverno.
Nei mesi estivi, però, per alcuni animali si verifica l’estivazione, che consiste nel parziale rallentamento delle attività metaboliche, in seguito alla mancanza di acqua. Molti rettili e anfibi, in tali condizioni, entrano in uno stato di quiescenza, nel quale trascorrono il periodo afoso.
Gli animali in estivazione, se portati allo scoperto, mostrano reazioni nervose e motorie rapide, al contrario di quelli in ibernazione.
Dalle marmotte, che si rintanano in compagnia, ai ghiri, che si coprono con la loro lunga coda, dalle tartarughe alle vipere, sono tanti gli animali che iniziano il letargo già a partire dal mese di ottobre, rimanendoci spesso fino a primavera inoltrata. Scopriamo quali sono i principali animali che vanno in letargo in autunno.
Tra gli animali del bosco che vanno in totale letargo troviamo le marmotte, che però non ci vanno tutte sole ma lo fanno in compagnia. In autunno, almeno una quindicina di esemplari che dormono tutti insieme, chiudono l’ingresso delle proprie tane con un tappo di paglia, terriccio e rametti.
I ghiri vanno in letargo da metà ottobre a metà maggio, senza mai svegliarsi, usando la loro lunga coda come coperta, ma non disdegnano di dormire anche nei mesi più caldi, passando le ore diurne sonnecchiando, svegliandosi e attivandosi di notte.
Notturno anche il riccio, che passa dodici ore della sua giornata a dormire in primavera ed estate, mentre in autunno e in inverno, cade proprio in letargo. Prima però mangia moltissimo e una volta pronto, prepara il nido destinato ad accoglierlo, rimanendo tutto raggomitolato fino a primavera.
Le tartarughe vanno in letargo a partire solitamente da ottobre e durante il periodo di ibernazione le loro funzioni vitali si riducono al minimo, per garantirne la sopravvivenza anche in totale assenza di cibo e acqua. Il letargo dura fino a primavera e in questi mesi si rintanano sotto terra.
Vanno in letargo anche i serpenti, come le vipere. Il letargo solitamente inizia in autunno, verso fine ottobre, e prosegue fino in primavera. Comporta rallentamento della respirazione e del battito cardiaco, riduzione della temperatura corporea e interruzione dei processi digestivi.
Nel letargo vero e proprio l’animale non si sveglia mai durante l’inverno e sopravvive grazie al grasso accumulato in estate. Esistono, però, forme di ibernazione più blande, in cui gli esemplari reagiscono in modo torpido agli stimoli e talvolta, nei momenti meno freddi, possono addirittura svegliarsi e nutrirsi.
Con lo scendere della temperatura il letargo è naturale: formiche, orsi, tartarughe, scoiattoli, roditori, chiocciole e pipistrelli vanno in letargo invernale, per alcuni sarà completo, per altri no.
Gli scoiattoli, animali onnivori, passano i mesi meno freddi dell’anno a raccogliere cibo da accumulare nella propria tana e, nonostante trascorrano la maggior parte dell’inverno a dormire, il loro non è un letargo vero e proprio, infatti, qualche volta si svegliano per mangiare le riserve accumulate.
Allo stesso modo accade per gli orsi, sia i bruni che quelli polari, che pur trascorrendo l’inverno dormendo, non cadono in un vero letargo. Questi animali di montagna sopravvivono bruciando le ricche riserve di grasso accumulate durante l’estate, ma passano i mesi invernali in uno stato di torpore. Qualche volta si svegliano e le femmine sono persino in grado di mettere al mondo e allattare i loro cuccioli.
Anche le formiche vanno in letargo in inverno, ritirandosi nei loro nidi. Perlomeno quelle che abitano all’esterno delle abitazioni, in quanto costrette a fronteggiare temperature particolarmente rigide. Il letargo dura finché fa molto freddo e nei mesi di gelo le formiche non svolgono alcuna attività.
Le chiocciole vanno in letargo sia in estate che in inverno e nella stagione fredda iniziano a ritirarsi a partire da metà o fine novembre, rimanendo sotto terra fino a primavera. In questi mesi si rintanano in profondità proprio per evitare il gelo e formano una membrana a chiusura del guscio, che prende il nome di epifragma, provvista solo di una minuscola fessura. Membrana che viene spezzata al risveglio primaverile.
Durante il letargo invernale i pipistrelli rallentano il loro metabolismo mentre frequenza cardiaca e respiratoria si riducono così come altre funzioni vitali. La temperatura corporea invece si adatta a quella dell’ambiente circostante ma se questa scende oltre i zero gradi, i pipistrelli si risvegliano per trovare un ambiente meno freddo dove procedere con il loro lungo riposo.
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