A sentir parlare di Giappone e della caccia alle balene, vengono in mente le grandi azioni di protesta dell’associazione Sea Shepherd, che con i suoi mezzi ha cercato in tutti i modi di bloccare questa attività. Ebbene, come abbiamo visto pochi giorni fa, forse ora sarà finalmente lecito poter affermare che quelle manifestazioni di vistosa protesta sono servite a qualcosa, considerato che il Giappone ha deciso di fermare la caccia alle balene nell’Oceano Atlantico. Ma di chi è il merito di questa scelta?
Certo, pur evidenti e pressanti, riteniamo che da sole le manifestazioni di protesta della Sea Shepherd e di altre associazioni ambientaliste non avrebbero avuto alcun esito positivo di sorta.
Probabilmente, invece, ha giocato un ruolo maggiormente importante il “malumore” di altri Paesi della macroarea, infastiditi dalla violazione giapponese del bando di caccia alle balene in vigore da oramai 25 anni.
Tale violazione era stata ammessa e formalizzata in una sorta di deroga, al fine di rispettare le tradizioni culturali e culinarie giapponesi, che fanno della carne di balena uno degli elementi fondamentali.
La recente decisione potrebbe aprire una nuova era in materia. Vedremo se il fermo verrà prolungato, o si tratterà di una sola sospensione per calmare le acque.
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