Gli animali come percepiscono il dolore e una volta provato, ne tengono memoria? Una domanda non semplice come non facile la sua risposta
“Dolore: qualunque sensazione soggettiva di sofferenza provocata da un male fisico” questa è la definizione data dal vocabolario Treccani del termine “dolore”. Purtroppo tutti sanno cosa significa provarlo. Una caduta, una svista, sbattere contro qualcosa e le altre svariate varianti con le quali questo si può provare. L’essere umano sa la maggior parte delle volte riconoscerlo e se ne tiene alla larga. Quando si prova però, non è facile allontanarlo dalla mente.
Il ricordo resta impresso e questo fa si che ci si possa proteggere nel momento in cui si ripresentasse la medesima situazione, o comunque mettersi sull’attenti pronti a non incombere nello stesso errore. Gli animali come lo vivono? Come percepiscono il dolore e ne hanno memoria? Una domanda che in molti si pongono ma che non ha affatto una semplice risposta.
Gli animali e il dolore: cosa c’è da sapere
La sensazione che si prova quando si sente dolore è chiara nella mente dell’essere umano ma questa è presente anche negli animali? Loro si ricordano di averlo provato? Come si comporta un pesce, un polpo, uno scimpanzé o un cane? Domande che non hanno una precisa risposta, ma che piano piano si cerca di capire per poter così tentare di fargliene il meno possibile.
Ci sono due reazioni che hanno vita quando si prova dolore: la nocicezione e il riconoscimento. La nocicezione avviene quando i nervi periferici avvisano, tramite segnali, il midollo spinale che si è entrati in contatto con il dolore. I neuroni del midollo spinale a loro volta muovono i muscoli che così sottraggono il corpo dallo stimolo del dolore provato. Questo avviene naturalmente, non si comanda è istintivo e permette all’essere umano di sopravvivere.
Il riconoscimento, avviene quando tramite il midollo spinale i neuroni della pelle, quelli sensoriali, inviano segnali al cervello. Si memorizzerà l’esatta sensazione provata e di conseguenza il luogo dove è avvenuta. Questo poi si trasforma nell’avviso che il corpo umano da al cervello quando si ritrova nella stessa o simile situazione, ad esempio provando stress, panico o ansia.
Molti animali è certo abbiano la prima reazione ovvero la nocicezione, in quanto si sottraggono quando possibile al dolore. Capiscono che in quel momento quella determinata cosa provoca quella sensazione e se ne allontanano. Possibile anche, da quel che si è compreso fin ora, che sentano anche il riconoscimento.
Infatti quando doloranti tendono ad isolarsi, si leccano le ferite, emettono versi per far capire ciò che si prova e soprattutto tendono a non tornare nel posto nel quale il malessere si è presentato. Potrebbero quindi averne memoria. A dimostrazione di ciò ad esempio alcuni animali da laboratorio, dopo essere stati addestrati, prendono da soli gli antidolorifici quando ne necessitano.
Per quanto riguarda animali invertebrati dei quali si conosce ancora molto poco, un esempio di come possano alcune specie rapportarsi al dolore è il polpo. Infatti se un suo tentacolo è ferito, tende a non utilizzarlo e se lo fa è solo per procacciarsi cibo. Quindi è come se decidesse le sue priorità e mantenere a “riposo” la parte lesa, fin quando non è strettamente necessario utilizzarla.