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Animali in via d'estinzione: la strage dei rinoceronti

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world rhino dayE’ stata intrapresa un’azione di tutela dei rinoceronti, che vivono nel parco di Kaziranga. Le autorità hanno deciso di inviare per questo scopo 100 uomini, destinati proprio a specifiche azioni di protezione dei rinoceronti. Nello Stato nord orientale dell’Assam si è infatti verificato un aumento considerevole del bracconaggio, in seguito a recenti fenomeni di inondazione. Tutto ciò ha messo in allarme le autorità, che hanno deciso di agire in maniera concreta per proteggere gli animali che vivono nel parco. La tutela della biodiversità è infatti fondamentale per rispettare gli equilibri naturali alla base della nostra stessa vita.

Per tenere sotto controllo i rinoceronti del parco di Kaziranga, sono stati ingaggiati degli uomini delle forze paramilitari dell’Assam Forest Protection Force.
Questi soldati sono addestrati appositamente, per riuscire ad operare con abilità nelle foreste, in vista della protezione della fauna e della flora.
Nella riserva naturale di Kaziranga vivono 2.505 rinoceronti, che sono stati dichiarati patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco.
Secondo i dati che sono stati forniti, in tutto il 2012 sono morti 39 rinoceronti. Le cause sono da rintracciare nel bracconaggio e negli allagamenti.
In particolare il bracconaggio rappresenta un problema molto difficile da combattere, perché i trafficanti illegali sono disposti a pagare molto denaro per i corni dei rinoceronti, che in Asia sono particolarmente ricercati, perché si crede che possiedano poteri afrodisiaci.
Il bracconaggio deve essere combattuto con tutte le strategie possibili. Adesso sono stati schierati in campo anche i militari, sperando di ottenere risultati efficaci.
GR
Il World Rhino Day per la salvaguardia dei rinoceronti
Domani, 22 settembre, si celebrerà il World Rhino Day, la giornata dedicata alla salvaguardia dei rinoceronti. L’obiettivo è quello di promuovere la sensibilizzazione nei confronti della protezione di questi animali, i cui esemplari sono enormemente diminuiti nel corso degli anni. I rinoceronti infatti sono soggetti a delle forme di bracconaggio e sono decimati, perché i bracconieri vogliono impossessarsi dei loro corni. A lanciare l’allarme, anche sulla possibile estinzione di questi animali, è stata l’Associazione Italiana Esperti d’Africa, che vuole sensibilizzare sulla questione.
In realtà ci sarebbero delle soluzioni al problema. Per esempio si potrebbe agire in favore della formazione di ranger e guide, si potrebbe insegnare alle popolazioni locali il valore dell’importanza del patrimonio naturalistico e si potrebbero portare avanti delle forme di turismo responsabile.
Nei parchi africani si è tentato di porre un limite alla strage dei rinoceronti, tagliando loro il corno. Tuttavia questa strategia non si è rivelata utile, anche perché non bisogna dimenticare che per questi animali il corno rappresenta uno strumento di difesa molto importante.
L’unico rimedio che potrebbe funzionare è quello di vigilare sui rinoceronti, disponendo anche di personale con un addestramento adeguato. Non bisogna trascurare la questione della salvaguardia dei rinoceronti, perché essi costituiscono una specie a rischio estinzione.
La biodiversità e la fauna selvatica svolgono un ruolo di primo piano nella determinazione di quegli equilibri naturali che caratterizzano il nostro ecosistema e di cui noi stessi facciamo parte.
Lista rossa per i rinoceronti di Giava e Sumatra

Durante il congresso IUCN World Conservation, tenutosi nell’ultima settimana a Jejy, in Corea del Sud è stato dichiarata ufficialmente l’alto rischio estinzione di cui sono minacciati i vari esemplari di rinoceronti di Giava e Sumatra.
Sono diverse le cause responsabili della situazione di pericolo in cui si trovano a vivere questi poveri animali in Asia e in Africa. La deforestazione e i cambiamenti climatici hanno, senza dubbio, provocato la perdita dell’habitat naturale di questi animali per non parlare la strage di rinoceronti dovuta alla caccia illegale, ovvero bracconaggio.
Il corno di rinoceronte, la cui polvere viene usata come rimedio contro il cancro, seppur non dimostrato scientificamente, è molto richiesto, soprattutto da particolari paesi, quali il Vietnam. Domanda, questa, che tenderebbe a incrementare l’attività del bracconaggio contro queste povere creature. Proprio in Vietnam, l’ultimo rinoceronte è morto nel 2010, dopo essere stato ucciso da un bracconiere. La media dei rinoceronti uccisi al giorno in Sudafrica, dai bracconieri, è di uno al giorno. Anche in Asia, in particolare a Giava, la situazione è in allarme rosso.
A oggi si contano meno di 50 esemplari, tutti all’interno di un parco nazionale. i rinoceronti di Sumatra, invece, vivono sia in Sumatra, sia nel Borneo. Tuttavia gli esemplari non raggiungono i 200. Ora la situazione è critica e secondo l’opinione dei conservazionisti, i rinoceronti non si producono abbastanza in fretta così da poter recuperare la tragica situazione.
Foto di Jamie
Liberati 600 esemplari di pangolino

Sempre più lunga, col passare del tempo, la lista rossa degli animali ad alto rischio di estinzione. Il limite massimo sembra quasi essere raggiungo anche per il pangolino, uno tra gli animali più curiosi che esistono al mondo. Sono anni ormai che la sopravvivenza di questi poveri e curiosi animali è a rischio. Ciononostante si sperava il meglio quando, lo scorso anno, allo Zoo di Taipei, la nascita di un nuovo cucciolo, in cattività, aveva rallegrato gli animi. E la speranza si riaccende dopo che un’ operazione dell’Interpol con il supporto della Freeland Foundation ha favorito il recupero di 1200 esemplari cacciati illegalmente, 600 dei quali ancora vivi.
La specie è ad alto rischio di sopravvivenza in quanto gli esemplari di formichiere corazzato sono presi di mira dai bracconieri che utilizzano le loro scaglie per la medicina cinese, forse un po’ troppo naturale. Anche la loro carne sembra essere ben apprezzata e data la rarità sarebbe piuttosto pregiata nel mercato nero, essendo illegale. Indonesia, Laos, Malesia, Tailandia e Vietnam, del Sud-est Asiatico rappresentano le aree abitate dagli sfortunati pangolini, minacciati dall’uomo. Si tratta di animali notturni che si nutrono di insetti, prevalentemente termiti e formiche. Durante il giorno, invece, rimangono a dormire arrotolati un una palla corazzata, per cercare di proteggersi dai nemici.
La caccia illegale di questi animali ne ha favorito la scomparsa da molte zone in cui sono soliti vivere, dove risultano già estinti.
Foto di pia90
La lontra giapponese non esiste più

È stata ufficialmente dichiarata estinta la lontra giapponese, dopo 30 anni che non si vedevano esemplari in giro. Gli avvistamenti erano soliti lungo i corsi d’acqua giapponesi, habitat naturale di questo mammifero. La loro dieta alimentare si basava su pesci, granchi, gamberi, coleotteri e patate dolci. A darne notizia sarebbe stato il Ministro dell’Ambiente giapponese Goshi Hosono. La causa dell’estinzione sarebbe la perdita dell’habitat indotta dall’agricoltura e dalla caccia per la sua pelliccia. Gli ultimi avvistamenti risalgono al 1979, quando alcuni esemplari di lontra giapponese furono visti lungo le sponde del fiume Shinjo, nei pressi di Susaki. Da anni segnalata come specie ad alto rischio estinzione, la lontra giapponese è ufficialmente estinta. Prima della lontra solo due specie di pipistrello giapponese e due della famiglia dei lupi sono stati dichiarati estinti nello stato asiatico.
LP
Nel Mediterraneo c’è pericolo per delfino, capodoglio e foca monaca
Fra gli animali a rischio estinzione ci sono anche capodoglio, delfino e foca monaca. E’ questo ciò che ha messo in evidenza l’ultimo rapporto dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura. Il pericolo estinzione per questi mammiferi marini è rimasto costante da qualche anno, ma rischia di diventare irrecuperabile, se non si predispongono adeguate misure di tutela. I capodogli del Mediterraneo in particolare sono minacciati dalle reti usate per la pesca del tonno e del pesce spada.
Gli esperti infatti confermano che questo tipo di reti è ancora usato nel Sud Italia, nel Marocco e in Turchia, anche se queste reti sono fuorilegge ormai da 11 anni. Una soluzione potrebbe essere messa in atto, se ci fosse anche la volontà, prima di tutto politica, di portare avanti gli impegni che sono stati assunti in termini di tutela ambientale. Quest’ultima infatti nel Mediterraneo non è affatto così estesa come invece sarebbe necessario. Considerare le conseguenze causate dalla pesca eccessiva dovrebbe essere un dovere da non rimandare.
GR

A cura di Gianluca Rini
Alcuni animali sono a rischio estinzione anche a causa del commercio illegale. È questo ciò che è emerso dalla riunione CITES a Ginevra, che ha come argomento di discussione proprio il commercio della fauna selvatica. In pericolo sono anche rinoceronti, tigri ed elefanti. Sulla base dei dati venuti a galla, il WWF ha attribuito specifici punteggi ai Paesi africani e asiatici che, con una maggiore o una minore incidenza, sono coinvolti nel bracconaggio e nel commercio illegale di avorio. In molti di questi Paesi gli sforzi volti a contrastare il fenomeno si rivelano completamente inefficaci.
Tra i Paesi che hanno ricevuto una valutazione molto negativa da parte del WWF c’è il Vietnam. In modo particolare la situazione appare pericolosa per tigri e rinoceronti. Il Vietnam può essere considerato il Paese di destinazione per eccellenza per il corno del rinoceronte, alimentando il bracconaggio e il commercio illegale soprattutto a partire dal Sud Africa.
Massimiliano Rocco, responsabile del Programma Specie del WWF Italia, ha fatto notare: “Il mercato del corno di rinoceronte vietnamita ha stimolato negli ultimi anni anche un traffico di corni rubati da musei o collezioni private, problema che e’ emerso anche nel nostro Paese con il furto avutosi in alcuni musei e il rischio che la criminalità arrivasse addirittura ad uccidere animali in zoo per impossessarsi dei loro corni”.
Una situazione che appare veramente intollerabile e che dovrebbe spingere ad adottare delle misure e delle strategie maggiormente valide, anche in base ad una collaborazione internazionale, per salvaguardare le specie animali a rischio.
I lemuri sono in pericolo

Giunti alla conoscenza dei più grazie ad un famoso film d’animazione, i lemuri nella realtà rischiano la vita ogni giorno. E non si tratta, purtroppo, di un film dal finale triste. A dircelo è l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, la quale sottolinea come delle 103 specie di lemuri esistenti almeno 103 rischiano, di fatto, l’estinzione. L’ultimo report è fin troppo netto al riguardo, affermando che ben il 91% delle specie esistenti in tutto il Pianeta Terra è infatti a forte rischio di scomparsa. Non avevamo ancora fatto in tempo a gioire per la nuova scoperta, il topo Marolambo nativo dell’area orientale del Madagascar, e gli entusiasmi sono già stati ampiamente smorzati dall’arrivo di questa triste notizia.
La vita dei lemuri è, ad oggi, in serio pericolo: se una volta infatti erano venerati da tutte le popolazioni indigene dell’isola più grande dell’Oceano Indiano -il Magadascar, dove si stima sia la maggiore concentrazione ma anche la loro vera origine-, ora le famiglie più indigenti e meno credenti hanno smesso di ritenere questa creatura sacra, a tal punto di avene fatto il loro principale alimento.
Restano pochi anni per tentare di salvare la specie dei lemuri da scomparsa certa: senza una politica di tutela ambientale, di salvaguardia della specie e di protezione animali è possibile che in pochissimo tempo 97 specie finiscano nella lista rossa degli animali in via di estinzione, per poi scomparire per sempre. Sono 23 in particolare le specie che sono già in un’area considerata particolarmente critica, 55 quelle considerate in pericolo e 19 definite a rischio: non c’è nessun tipo di mammiferi al mondo a raggiungere tali percentuali di rischio, purtroppo, le quali rendono i lemuri tra le specie più vicine alla scomparsa di tutto il mondo.
Oltre al comportamento di alcune povere famiglie, il perpetrarsi di una pratica come il disboscamento illegale è secondo gli esperti una delle concause principali e più importanti. Basta guardare i recenti dati, che ci dicono che dal 1992 al 2011 sono stati persi più di 28 mila chilometri quadrati di foreste primarie, circa 1500 chilometri quadrati ogni anno. Una distruzione dell’intero ecosistema che inevitabilmente mette in difficoltà la sopravvivenza dei lemuri, un peggioramento tra l’altro molto rapido dato che il rapporto del 2008 segnalava solo 8 specie in area critica, 18 in pericolo 3 14 potenzialmente vulnerabili.
photo: amaidment1980

Elisabetta Fonte

Elisabetta Fonte è stata collaboratrice di Ecoo e Pourfemme dal 2011 al 2019, occupandosi principalmente di arredamento sostenibile, decorazioni fai da te e riciclo creativo.

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