L’aratura è una delle tecniche più antiche ed ancora più utilizzate per preparare il terreno alla semina: vantaggi e svantaggi.
Possedere un terreno agricolo significa averne cura ed effettuare tutti i lavori che possano renderlo il più fertile possibile. In cima alla lista delle operazioni c’è l’aratura, una tecnica che consente di avere un terreno più ospitale per le piante da coltivare.
L’aratura, però, come ogni operazione di manutenzione può avere dei vantaggi e degli svantaggi per gli agricoltori che si apprestano a metterla in pratica. Scopriamo insieme quali possono essere e le alternative a queste tecniche.
Dopo il periodo di raccolto, molti agricoltori eseguono l’aratura del terreno. Si tratta di un’operazione che va a “spezzare” il terreno eliminando le erbacce ed i residui della precedente coltura. Questo consente al terreno di ospitare al meglio le nuove piante garantendogli una crescita ottimale.
L’operazione può essere eseguita a diverse profondità ed anche in differenti periodi dell’anno, anche se è più consigliato effettuarla dopo il raccolto nelle stagioni intermedie. Per quanto concerne i vantaggi dell’aratura, il primo è sicuramente quello di ripristinare l’appezzamento a prima della precedente coltura così da aiutare la crescita delle piante. Il terreno, difatti, è come se venisse rinnovato così da favorire il passaggio dell’ossigeno e dell’acqua, mentre i residui delle vecchie piante fungono da nutrienti per quelle appena seminate. Infine, secondo quanto riporta Forigo.it, l’aratura uccide le malerbe.
Questa tecnica ha anche degli svantaggi come i danni che si possono provocare alla microflora dei vari strati, circostanza che ridurrebbe in alcuni casi la fertilità. Altro contro dell’aratura è la formazione di quello che viene definito come “crostone di lavorazione”, uno strato che si forma per via del peso dell’aratro e non permette a volte il passaggio di acqua e ossigeno. Infine, mettendo in atto questa operazione si ha un dispendio elevato di tempo e denaro, considerati i costi legati al consumo di carburante per i macchinari. Per non parlare delle emissioni di quest’ultimi che influiscono sull’ambiente.
Se si decide di non arare, si possono adottare delle pratiche alternative sostenibili. La prima, come consiglia Forigo.it, è la “semina su sodo” conosciuta anche come “semina diretta” che viene effettuata seminando ancora sui terreni con i resti delle vecchie colture. Si può procedere anche con macchine interratrici che “smuovono” la terra a profondità inferiori rispetto a quelli utilizzati per l’aratura.
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