La Giornata mondiale delle Zone Umide ha vissuto un importante anniversario nello scorso 2 febbraio, data nella quale si è ricordata la firma, ben 40 anni fa, della Convenzione Internazionale sulle Zone Umide, siglata a Ramsar, in Iran, al fine di ribadire e rilanciare l’attenzione sull’importanza che la tutela delle aree umide appena menzionate avrebbe avuto nei confronti dell’intero contesto ambientale internazionale.
A distanza di 40 anni, i rischi sono ancora quelli sottolineati quattro decenni fa, come ribadito da Legambiente, secondo cui le zone umide sarebbero tra gli ecosistemi maggiormente a rischio di tutto il Pianeta, e che per questo motivo necessiterebbero di un maggiore e più costante sforzo su scala mondiale per poter tutelare la biodiversità che resiste all’interno di tali contesti.
Anche se la celebrazione ufficiale e formale si è tenuta nella giornata del 2 febbraio appena ricordata, gli eventi internazionali continuano a svolgersi anche in queste ore, coinvolgendo altresì le oasi WWF e diverse riserve naturali all’interno delle quali Legambiente sta cercando di sensibilizzare i visitatori mediante visite guidate e trekking.
Infine, un ultimo, allarmante dato. Secondo quanto afferma la Commissione Europea, nel corso dei 35 anni che hanno separato il 1950 dal 1985, l’Italia avrebbe perso circa due terzi delle proprie zone umide, con conseguente estinzione di specie animali e vegetali, e danni al valore ambientale complessivo della Penisola.
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