L’armadillo è un animale piuttosto solitario e corazzato. Per questo risulta simpatico alle persone. Quali sono le sue caratteristiche.
Chi ha letto i fumetti di Zerocalcare o ha visto la serie animata, non può non ricordare l’armadillo, la coscienza del protagonista. A quanto pare questo animale così schivo è stato scelto dal fumettista perché lo ritiene interessante. Ma cosa sappiamo noi di questo animaletto dalle sembianze fuori dal comune e il cui incontro può lasciarci sbalorditi?
L’armadillo è originario dell’America centrale e del Sud America. Difatti predilige le temperature miti. Non sopporta il freddo in quanto non è in grado di andare in letargo. È un animale cingolato, coperto per la maggior parte del corpo da una corazza. Le specie più diffuse sono l’armadillo comune e l’armadillo a nove fasce.
Nel Bioparco di Roma si può vedere gratuitamente questo animale che è in cattività all’ingresso del parco, prima dei tornelli. È un animale davvero curioso e singolare, che ispira molta simpatia. Il su muso, quando si ha il provilegio di poterlo vedere, è piuttosto allungato, simile a quello di un topo.
Nonostante abbia delle orecchie piuttosto grandi, l’armadillo non ha il senso dell’udito particolarmente sviluppato. E nemmeno la vista. Anzi, è praticamente cieco. L’organo di riferimento per muoversi, trovare cibo, riconoscere i nemici è l’olfatto. I maschi e le femmine hanno dei comportamenti diversi.
Delimitano il loro territorio, ma nel caso dei maschi tende a sovrapporsi, mentre le femmine rispettano meglio il proprio spazio. È un animale piuttosto solitario, e tende ad uscire verso l’ora del crepuscolo. Si ciba prevalentemente di insetti, o piccoli mammiferi come conigli piccoli ed altri. La sua alimentazione è piuttosto proteica.
La corazza dell’armadillo ovviamente è uno strumento protettivo dell’animale. Quando entra in contatto con un possibile predatore, scava una buca e mostra solo la parte corazzata. Dentro la corazza di color grigio bruno, ci sono le zampe e la pelle che è prevalentemente rosa chiaro.
Anche se simpatico, l’armadillo non è molto amato dagli esseri umani. Chi ha un allevamento, sa che l’armadillo scava delle tane continue, spaventando e facendo franare gli animali da allevamento. Ruba anche le uova ed i vegetali destinati agli esseri umani.
Mentre gli armadilli possono vivere da 4 a 16 anni in natura, in cattività, con le giuste cure e condizioni, potrebbero avere una vita più lunga. Ma si tratta esclusivamente di una supposizione, soprattutto se viviamo in Italia: possedere infatti un armadillo come animale domestico è illegale nel nostro Paese.
Questi animali hanno bisogni particolari che possono essere soddisfatti solo da un professionista del settore: per tale ragione, non solo chi vuole tenerlo in casa non può farlo, ma anche in un parco zoologico l’armadillo avrebbe davvero molta difficoltà a sopravvivere, se non tenuto nella giusta considerazione.
Per molti, questo animale è un simbolo molto importante e che va tenuto in grande considerazione, soprattutto per via della sua corazza: l’armadillo, infatti, con il suo caratteristico guscio corazzato, è spesso considerato un simbolo di protezione e sicurezza. Quella sua corazza rappresenta la capacità di difendersi dagli attacchi esterni e di mantenere confini solidi.
Chi si ritrova in questo animale per caratteristiche, in particolare, tende a essere dotato di confini chiari e robusti nella loro vita. Questi confini possono essere mentali, emotivi o fisici e aiutano a proteggere la propria energia da influenze esterne dannose. Questo animale, inoltre, simboleggia la pazienza e la persistenza, così come costanza e determinazione.
Purtroppo, questo simpatico animaletto poco ha a che vedere con la coscienza di Zerocalcare e molto con potenziali malattie pericolose per la salute. Infatti, gli scienziati del National Hansen’s Disease Program hanno finalmente risolto il mistero riguardo al contagio della lebbra in circa cinquanta americani ogni anno. Pare che negli USA un terzo dei contagi sia legato al contatto con armadilli.
Lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha spiegato che il non aver mai viaggiato in zone endemiche, come l’India, il Brasile o l’Africa, può non essere condizione sufficiente per contrarre appunto la lebbra, che in tanti casi appunto arriva col contatto con questi animali. La lebbra è causata dal batterio Mycobacterium leprae e gli armadilli possono dunque trasmetterla.
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