L’Artico incontaminato costituisce una meraviglia naturale che deve essere protetta. Per questo Greenpeace si è mobilitato contro la ricerca del petrolio, che porterebbe a delle perforazioni all’insegna di un forte impatto ambientale. In particolare i membri di Greenpeace hanno fatto sentire la loro azione di protesta, bloccando la piattaforma di esplorazione petrolifera Leiv Erikisson, che da Istanbul era diretta in Groenlandia. La piattaforma è stata bloccata in mare e su di essa è stato esposto uno striscione con la significativa scritta “Stop the Artic Destruction”.
Gli attivisti di Greenpeace sono entrati in azione nell’Artico, per proteggere uno degli ecosistemi più incontaminati e più delicati del mondo. Le perforazioni con l’obiettivo di rintracciare il petrolio, da estrarre per mezzo dello scavo di pozzi, rischiano di mettere in pericolo gli equilibri naturali di un ambiente tutto da proteggere.
Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia, ha dichiarato:
Possiamo decidere subito un futuro che ci liberi dalla dipendenza di combustibili sporchi come petrolio, carbone e nucleare. Invece di investire miliardi per trivellare fino all’ultimo pozzo o per promuovere una scelta insensata e pericolosa come il nucleare, possiamo decidere di investire in energie rinnovabili e pulite e in efficienza.
Le trivellazioni nell’Artico fanno paura a causa del possibile inquinamento da petrolio che potrebbero generare, mettendo di più in pericolo un ambiente già a rischio. Difatti la situazione nell’Artico è già preoccupante per lo scioglimento dei ghiacciai e a questo si andrebbero ad aggiungere altri problemi ambientali. Gli orsi polari, gli uccelli marini, la balenottera azzurra e altre specie a rischio estinzione verrebbero enormemente danneggiate.