I serpenti di mare attaccano l’uomo: le loro vittime non hanno scampo, come testimoniano diverse morti documentate negli ultimi anni.
Si trovano nelle calde acque tropicali dell’Oceano Indiano e del Pacifico, ma non nell’Oceano Atlantico e ne esistono 57 specie diverse: sono i serpenti di mare e alcuni di questi, pur non particolarmente aggressivi, possono mordere gli esseri umani per difendersi. Inoculano così una neurotossina, che può causare gravi conseguenze come la compromissione respiratoria o l’annegamento. Purtroppo, i casi – sebbene rari – sono documentati.
Il più comune tra questi rettili è il serpente bruno oliva di mare che però conduce una “doppia vita” tra il mare e la terra ferma. Non è però lui il serpente di mare più velenoso, pur sviluppando anche egli una potente neurotossina: fa particolarmente paura, infatti, il serpente di mare di Dubois, ovvero il serpente di mare delle acque basse della barriera corallina, il cui nome scientifico è Aipysurus duboisii.
Si tratta di un rettile che vive tra le coste dell’Oceano Indiano e quelle del Pacifico dell’Australia, della Papua Nuova Guinea e della Nuova Caledonia. La sua pericolosità è purtroppo riconosciuta anche da alcuni episodi gravissimi, accaduti negli anni. Molto potente è poi il veleno del serpente di mare bocca gialla, nome scientifico Laticauda colubrina, mentre nel Mediterraneo è pericoloso l’ophisurus serpens, ovvero il pesce serpente.
Questo ha la forma di un’anguilla, ma sebbene sviluppi una neurotossina molto potente ed essendo comunque molto aggressivo, possiamo fare tranquillamente il bagno. Vive in fondali profondi fino a 300 metri e sabbiosi, ma soprattutto non si hanno notizie di suoi attacchi all’uomo.
Negli anni, come sottolineato, diversi sono stati i casi documentati di attacchi letali da parte dei serpenti di mare, anche se nulla rispetto al più temibile predatore del mare, lo squalo bianco. Tra queste, quella di un uomo britannico di soli 23 anni, il quale si trovava su un peschereccio al largo della costa del Territorio del Nord in Australia, quando venne colpito da un serpente di mare.
Stando alle autorità del posto, quello fu il primo attacco letale da parte di un serpente di mare nei confronti di un uomo: era il 2018. Altre fonti scientifiche sottolineano come un attacco simile sia avvenuto circa ottant’anni prima. Il giovane era morto nonostante l’intervento delle squadre di emergenza e la sua mamma aveva sottolineato come questi fosse felice dell’avventura che stava attraversando.
Purtroppo, in anni recenti abbiamo assistito a spiacevoli episodi, come quello di un uomo che aveva catturato e messo in un sacchetto di plastica un serpente di mare, che in Australia è una specie protetta, perché il suo habitat naturale è messo in pericolo, in particolare dai cambiamenti climatici.
Nel frattempo, alcuni scienziati hanno condotto uno studio, legato proprio alla morte del 23enne britannico in Australia, scoprendo le ragioni per le quali un serpente di mare può aggredire un uomo. Gli scienziati credono che gli attacchi segnalati contro i subacquei da parte di serpenti marini velenosi, che vivono nella Barriera Corallina, potrebbero essere comportamenti “confusi” con il corteggiamento.
Dallo studio è emerso che durante la stagione degli amori, tra maggio e agosto, i serpenti marini maschi avevano maggiore predisposizione ad avvicinarsi ai subacquei e manifestare comportamenti simili al corteggiamento. Tra questi, c’è muovere la lingua e avvolgere le gambe attorno agli arti dei subacquei. Questo perché – secondo la scienza – questi animali marini non riescono a identificare correttamente le forme sott’acqua.
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