Pensare che comportamenti sbagliati, che influiscono su ambiente e animali, non siano dannosi anche per l’essere umano è un grave errore. Tutto ciò che si getta via, purtroppo, prima o poi finisce in acqua. Triste constatazione che non cambia però la sua veridicità. Prestare attenzione e far si che questo cambi è di vitale importanza non solo per gli ecosistemi, ma anche per la salute dell’essere umano stesso.
Gli ecosistemi vengono inquinati e di conseguenza contaminati dagli scarichi delle acque reflue, ovvero acque che contengono sostante inorganiche e organiche formate dalle attività umane sia industriali, agricole che domestiche. Quando queste arrivano negli oceani o nei mari, creano danni ai pesci.
Purtroppo il pesce che si porta in tavola non si rischia essere solamente contaminato da microplastiche, ma anche da residui di farmaci. A rivelare questa allarmante scoperta un team di scienziati dell’International University in Florida insieme ad esperti del Bonefish & Tarpon Trust. Tutto ha avuto inizio nel 2018, quando si è voluto cercare di capire per quale motivo la specie bonefish fosse sparita.
Il dimezzamento di questa specie nell’arco di 40 anni ha preoccupato gli scienziati che hanno scoperto essere causata dall’inquinamento. Su 93 pesci campione provenienti dalle acque della Florida del Sud, sono stati riscontrati ben 7 farmaci nel sangue di tutti gli esemplari, a volte trovando anche 17 sostante diverse sempre provenienti da farmaci.
Leggi anche: Le mascherine sono entrate nella lista degli inquinanti marittimi
I farmaci maggiormente trovati sono oppioidi, antimicotici, antidepressivi, medicine per il cuore, antibiotici, medicine per curare problemi alla prostata e contro l’ipertensione. Per un totale di 58 tipologie di medicinali, nei pesci è stata riscontrata la loro presenza e non solo in questa specifica specie ma anche in ciò che a loro volta avevano mangiato come in gamberi, pesci più piccoli o granchi.
Leggi anche: Microplastiche: diffusione malattie dall’oceano al cibo in tavola
Una minaccia che non riguarda solo gli Stati Uniti ma tutto il mondo. Al momento non ci sono ancora studi sulla reale portata di quanto questa sconcertante realtà possa influire sulla salute dell’essere umano. Certo è che si dovrà trovare il modo per poter smaltire questo tipo di rifiuti in modo sicuro e non inquinando l’ecosistema marino e di conseguenza creare un possibile rischio per l’uomo.
L'Aptenia presenta un'unica difficoltà: la pronuncia del suo nome. Per il resto, si tratta di…
Cresce la lista delle specie marine a rischio. L'ultimo allarme arriva dall'Adriatico: una notizia che…
21 gennaio 1968, un B-52 statunitense precipita in Groenlandia: delle quattro bombe atomiche che trasportava,…