A parere di uno studio di Compassion in World Farming, La maggior parte dei paesi occidentali dovrebbero necessariamente ridurre il consumo di carne e di derivati animali
Dunque non solo carne, ma anche pesce, uova e latticini. Addetta dell’autore del report, l’acquisto ed il consumo di questi alimenti contribuisce giorno per giorno all’estinzione della specie umana e compromette la salute del Pianeta. Dunque non si tratta soltanto della riduzione del suolo, a causa degli allevamenti intensivi, ma anche della messa a repentaglio della salute umana.
Sono note le conseguenze di un consumo eccessivo e quotidiano di carne sulla salute. A maggior ragione se deriva da allevamenti intensivi, dove gli animali vengono trattati con antibiotici ed ormoni, che necessariamente sviluppano tossine, che a loro volta finiscono nella carne che viene ingerita. L’aumento del fabbisogno mondiale crea necessariamente dei problemi nella richiesta di riduzione del cibo. Tuttavia si può fare molto per uno stile alimentare più sostenibile.
L’autore del report dal titolo “Più soldi, più carne”, ha avuto il pregio di denunciare non solo il consumo eccessivo di carne e prodotti derivati dagli animali, ma anche di stimare e calcolare quanto ogni Paese ad alto e medio reddito debba ridurre il consumo di questi alimenti per evitare che il genere umano si estingua, e la salute del Paese venga messa a repentaglio. Ed a quanto pare i numeri sono importanti. Gli allevamenti intensivi di bestiame contribuiscono ad una grossa fetta delle emissioni di CO2 nel Pianeta. In particolare quelli bovini situati nell’America meridionale, che oltre ad essere lontani dalla garanzia del benessere animale, stanno deforestando l’Amazzonia, il polmone del mondo. Allo stesso tempo per motivazioni variabili, ma che includono anche l’alimentazione, nei paesi a medio ed alto reddito aumenta di incidenza di malattie cardiovascolari legate al consumo di grassi di origine animale.
Secondo le stime dello studio di Philip Lymbery, il Paese che più di tutti dovrebbe ridurre il consumo di questi alimenti di origine animale, ovvero carne, pesce, latticini e uova, è l’Islanda. L’indice di riduzione è del 73% per essa. A seguire nella lista, la Finlandia dovrebbe ridurre il consumo del 70%, la Danimarca del 68%, il Montenegro del 66%, e il Lussemburgo del 65%. l’Italia, nonostante la dieta mediterranea piena più che altro di carboidrati di origine vegetale, si trova nell’ottavo posto nella lista e dall’Unione Europea è considerata tra i primi 25 consumatori di prodotti animali al mondo. C’è tanta strada da fare.
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