Questi biocarburanti, derivati dall’uso della biomassa non alimentare, sono molto vantaggiosi in termini di impatto ambientale, perché è stato calcolato che possono ridurre di circa 70.000 tonnellate ogni anno le emissioni di anidride carbonica.
Il risparmio è assicurato, visto che tra l’altro si utilizzano proprio quelle parti delle piante che non vengono utilizzate per la produzione di cibo.
Un vero esempio di riciclo a tutti gli effetti. Per esempio la paglia del riso è troppo ruvida e non può essere destinata né alla produzione alimentare né alla zootecnia. Invece di lasciarla nei campi, può essere utilizzata per produrre benzina green. Lo stesso discorso vale per la bagassa, derivata dagli scarti della produzione di canna da zucchero oppure per la canna comune.
Come fa notare Giuseppe Fano, direttore delle relazioni esterne dell’azienda: “Terreni lasciati incolti perché poco redditizi o poco fertili. Rivalorizzandoli, coltivandoci ad esempio la canna comune, si offre un reddito incrementale all’agricoltura e si evitano problemi legati ai processi di erosione e di dissesto idrogeologico, spesso causati proprio dall’abbandono dei terreni.”
Foto di Rui Ornelas
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