In vista dello stop ai motori termici voluto dall’Europa entro il 2035, qual è l’impatto sull’ambiente delle auto elettriche? E di quelle tradizionali?
Quando si parla di sostenibilità e svolta green sono in molti a dichiararsi d’accordo con la necessità di imparare a gestire le nostre risorse energetiche in modo più oculato. Gli esperti parlano di una diffusa situazione di emergenza, che va dalla quantità di emissioni di CO2 che produciamo fino alla questione dell’innalzamento della temperatura globale. Dal problema della siccità a quello del ridotto accesso all’acqua per più di 2 miliardi di persone del mondo.
Per cercare di frenare la catastrofe imminente, l’Europa vuole raggiungere obiettivi green entro il 2035: in particolare con il passaggio alle case green e con l’eliminazione di motori termici in favore di veicoli non inquinanti. Da pochissimo, in effetti, dopo lunghi negoziati l’Europa è riuscita a fornire una nuova direttiva sulle energie rinnovabili ai propri stati membri.
Eppure non tutti sono d’accordo con questa transizione verso la sostenibilità, ad esempio chi si dichiara scettico nei confronti dei motori delle auto elettriche. Spesso si sente gente dichiarare: “come si fa a smaltire una batteria?“, “che dire dell’impatto sociale e sull’ambiente in fase di estrazione di litio, cobalto e grafite?“. Altri si preoccupano dell’esternalizzazione della produzione di motori elettrici, oggi concentrato per 3/4 in Cina.
Nonostante si tratti di argomentazioni valide, vi sono numerosi studi che hanno comparato l’impatto delle auto elettriche e di quelle tradizionali sull’ambiente, prendendo in esame tutto il ciclo di vita del veicolo: dalla fase produttiva fino alla rottamazione. Uno studio del MIT, ad esempio, ha paragonato una Honda Clarity elettrica e una Toyota Camry tradizionale, ipotizzando che percorrano 300mila chilometri prima di essere rottamate.
I risultati dello studio parlano chiaro: un’auto elettrica, tutto considerato, ha un impatto sull’ambiente pari alla metà di quello di un’auto con motore termico. E di un quarto inferiore rispetto a un motore ibrido. Anche ipotizzando di dover sostituire (e smaltire) la batteria prima dei 300mila chilometri, l’impatto dell’auto elettrica rimarrebbe comunque inferiore. In questo senso, dunque, si dovrebbero incentivare le aziende nazionali a spostare la produzione verso il comparto elettrico, andando così a risolvere la questione dell’esterizzazione del lavoro.
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