Avellino+e+l%26%23039%3Bamianto+della+Isochimica%3A+un+pericolo+per+l%26%23039%3Bambiente+e+la+salute+%5BVIDEO%5D
ecoo
/articolo/avellino-e-l-amianto-della-isochimica-un-pericolo-per-l-ambiente-e-la-salute-video/25041/amp/
Categorie News Green

Avellino e l'amianto della Isochimica: un pericolo per l'ambiente e la salute [VIDEO]

Pubblicato da

[videoplatform code=”1386063427065529da6430fd30″]
Ad Avellino l’amianto della Isochimica torna a far discutere. E’ stata, infatti, riaperta l’inchiesta relativa all’azienda, ormai non più in funzione, che rappresenterebbe un vero e proprio pericolo per l’ambiente e per la salute. La vicenda è stata nuovamente presa in considerazione, anche per delle perizie effettuate dopo la riapertura del caso, che hanno certificato la presenza nell’aria di “fibre libere e respirabili”. Nel cortile della Isochimica si trovano 500 cubi di amianto-cemento in cattive condizioni e nel sottosuolo ci sono 2.276 tonnellate di amianto. Un pericolo per chi abita nel quartiere di Borgo Ferrovia, nei dintorni dello stabilimento.

La vicenda

Le segnalazioni dei tecnici costituiscono solo l’ultimo dei passaggi effettuati nel corso dei mesi. Nello scorso luglio l’Asl aveva segnalato all’amministrazione comunale il fatto che i cubi erano completamente esposti all’azione degli agenti atmosferici, a causa della distruzione dei teli che li ricoprivano. Il 31 ottobre, inoltre, l’Arpac ha sottolineato la necessità di ripulire le “aree esterne interessate ancora da amianto disciolto”. Intanto va avanti anche il procedimento giudiziario, che coinvolge 24 persone. Tra queste ci sono anche chi gestiva l’azienda, degli amministratori del Comune, dell’Arpac e dell’Asl e la giunta comunale del 2005. Ma la storia dell’amianto della Isochimica inizia nel 1990. Proprio in quell’anno è stata chiusa l’azienda, che doveva scoibentare 2.500 carrozze delle Ferrovie dello Stato. Gli operai spiegano che si lavorava senza protezioni, certe volte anche a mani nude: l’amianto veniva preso e sotterrato, senza alcuna operazione preventiva. “L’unica precauzione” – spiega Carlo Sessa, uno degli ex operai dello stabilimento – “era un fazzoletto davanti alla bocca“. Secondo quanto detto dall’uomo, la squadra di lavoratori ha provato anche a ribellarsi, senza alcun risultato: “Siamo stati anche minacciati con telefonate anonime perché stiamo toccando interessi grossi: in ballo c’era la vendita di questa enorme area e poi anche la bonifica che richiede investimenti enormi“.

Visualizzazione ingrandita della mappa
Il pericolo per la salute pubblica
Il pericolo derivante da questa fabbrica è rappresentato per la salute pubblica, perché l’amianto presente nella zona è la crocidolite, che può essere considerato uno tra i più pericolosi. Molta gente che vive nelle vicinanze si sta ammalando di tumore. In tutto sono morti 9 operai e 140 combattono contro le malattie. Le indagini hanno portato al sequestro dello stabilimento, perché, secondo ciò che hanno scritto gli inquirenti, gli indagati, per raggiungere i loro scopi industriali e commerciali, non hanno tenuto conto dei danni alla salute. La responsabilità è attribuita direttamente alle persone indagate, che, pur consapevoli delle conseguenze, hanno determinato un’esposizione alle sostanze nocive.
Il disastro ambientale
L’amianto proveniente dalla Isochimica di Avellino è presente ovunque nell’ambiente, sia nel terreno che nell’acqua. E’, inoltre, presente nell’aria e tutto ciò costituisce un danno enorme anche in termini di sostenibilità ambientale. Nonostante gli operai si siano ribellati diverse volte, tutto ciò non ha portato a niente, in quanto sarebbero stati minacciati con telefonate anonime. Non è stato fatto nulla nemmeno per quanto riguarda la bonifica, ma si tendeva ad insabbiare ogni cosa. La questione della bonifica è stata portata avanti per 20 anni, accumulando parecchi ritardi, e, in tutto questo periodo di tempo, sono rimaste incerte le informazioni anche sulla quantità di calcestruzzo e amianto depositati sul piazzale della fabbrica. Una relazione del 2002 ha messo in evidenza che sarebbero stati 300 cubi; in base ad un documento dell’Arpac del 2004, 347; nel 2007 è stato effettuato un censimento di 489 cubi; ma c’è chi ipotizza che possano essere anche di più. A quanto pare, secondo ciò che è stato scritto anche nel decreto di sequestro, per alcuni anni dei cubi sarebbero stati nascosti dalla fitta vegetazione che si è sviluppata intorno alla fabbrica. Vicino alla fabbrica, ormai ridotta in uno stato disastrato, ci sono scuole e perfino un campo di calcio, che viene utilizzato dai ragazzini per allenarsi.

Gianluca Rini

Gianluca Rini è stato collaboratore di Ecoo dal 2010 al 2019, occupandosi di alimentazione sana, riciclo creativo ed ecologia.

Pubblicato da

Articoli più recenti

Pon pon sul cappello, occhio a cosa indossi: potrebbe nascondere una realtà crudele e oscura
  • Comportamenti

Pon pon sul cappello, occhio a cosa indossi: potrebbe nascondere una realtà crudele e oscura

Indossi il cappello con il pon pon? In pochi sanno che potrebbe essere legato a…

13 ore fa
  • Alimentazione

Spezie natalizie, scatta l’allerta: trovati pesticidi nella cannella e fiori di garofano, come evitarli

E' scattato l'allarme nei confronti delle spezie più gettonate nella preparazione di dolci e piatti…

20 ore fa
  • Comportamenti

Perché per molti bambini il Natale è fonte di stress e come aiutarli

Anche se il Natale si propone come una festa attraente soprattutto per i più piccoli,…

2 giorni fa