L’avocado è esploso come frutto tra i più consumati nel mondo, in particolare nella nostra parte di mondo, ma la sua coltivazione è sostenibile? E se non lo è può diventarlo?
Nonostante faccia molto bene e sia ricco di sostanze nutritive, tra cui vitamine del gruppo B, grassi monoinsaturi e altri micronutrienti molto interessanti, l’avocado è un problema globale che va affrontato e risolto prima che sia troppo tardi. Analizzare quindi la filiera della produzione dell’avocado può aiutare anche a capire dove e come intervenire, alla fonte ma anche nel momento in cui si entra nel supermercato, per evitare che la mania globale degli avocado distrugga definitivamente gli ambienti naturali dei suoi Paesi d’origine e con essi l’equilibrio mondiale.
L’avocado non nasce spontaneamente nel reparto frutta e verdura del tuo supermercato. Come tutta la frutta esotica compie un viaggio spesso molto lungo per arrivare nel tuo guacamole o per arricchire la tua insalata. Questo viaggio comincia nel 90% dei casi in Messico ma la produzione di avocado è sviluppata anche in altri Paesi come Colombia, Indonesia, Cile e Vietnam.
Ciò che avviene in questi Paesi che cercano in tutti i modi di soddisfare le richieste soprattutto europee e americane è un esempio classico di sfruttamento incontrollato delle risorse e, in un certo senso, di una nuova forma di colonialismo. Perché per riuscire a fornire i milioni di tonnellate di avocado che ogni anno vengono consumati nel mondo i Paesi produttori si ritrovano con un tasso emergenziale di deforestazione, ingerenze di organizzazioni criminali senza scrupoli e un generale lassismo nei confronti dell’ambiente.
È quello che succede ogni volta quando la produzione deve diventare intensiva: la foresta cresciuta in centinaia e centinaia di anni viene eliminata rapidamente per far posto alle ordinate monocolture e con le foreste se ne vanno gli animali e la biodiversità. A titolo di esempio la produzione intensiva di avocado in Messico sta portando alla estinzione di una delle farfalle più grandi e belle del pianeta: la farfalla monarca.
Oltre le farfalle monarca in Messico c’è per esempio in Kenya, altro grande Paese produttore di avocado, il problema degli elefanti: le piantagioni così redditizie vengono infatti protette da chilometri di filo spinato che impediscono ai pachidermi di spostarsi liberamente e trovare così ciò di cui hanno bisogno. E ai problemi della produzione, con un consumo enorme di acqua oltre che di suolo, si legano anche quelli del trasporto. La domanda diventa quindi se c’è un modo meno impattante sull’ambiente per avere gli avocado. La risposta è sì.
I cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova la resistenza del pianeta e stanno portando cambiamenti fino a qualche decennio fa impensabili anche al paesaggio agricolo italiano. Perché proprio la progressiva tropicalizzazione del clima che si sta verificando anche da noi sta trasformando le regioni del sud Italia nel luogo ideale per una produzione sostenibile dell’avocado.
Di certo una piccola consolazione ma che potrebbe avere almeno un risvolto positivo: se gli avocado non fossero più costretti a viaggiare per centinaia e centinaia di chilometri su mezzi di trasporto che inquinano moltissimo avremmo un’arma proprio per contrastare quegli stessi cambiamenti climatici che ci permettono di ridurre la distanza tra piantagione di avocado e banco ortofrutta.
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