Avventura a lieto fine quella capitata ad uno yacht che navigava nell’oceano Pacifico e che si è trovato di fronte all’improvviso quella che sembrava una secca: ciò che è accaduto dopo ha dell’incredibile
L’eruzione vulcanica è un evento naturale che si palesa con la fuoriuscita di magma, più o meno violenta, sulla superficie terrestre, attraverso crateri posti sul cosiddetto edificio vulcanico. I vulcani sono di varie tipologie secondo una precisa classificazione che li identifica in vulcani attivi, quiescenti e spenti. Anche le eruzioni sono classificate e differenziate in base alle caratteristiche magmatiche e al grado di potenza dell’attività eruttiva: esistono le hawaiane, le islandesi o le stromboliane, naturalmente le vulcaniane e le vesuviane, per arrivare alle Grandi caldere tipiche dei supervulcani.
Le eruzioni sono innescate da un preciso meccanismo che vede il raggiungimento di un punto critico di fusione del magma in corrispondenza di una pressione gassosa altrettanto critica. Il vulcano essendo un sistema aperto in interazione con la pressione esterna non può contenere e rilascia attraverso l’esplosione nota. Esistono anche i vulcani sottomarini, fratture dei fondali, al di sotto del livello dei mari, che possono dar vita ad eruzioni improvvise nonostante la pressione dell’acqua sovrastante che in genere attutisce l’esplosività dell’eruzione. Si contano circa 5000 vulcani sottomarini attivi nel mondo, ma la stima è infinitamente superiore, circa un milione, ed è in continuo aggiornamento.
Lo yacht Maiken stava viaggiando nel Sud dell’Oceano Pacifico a velocità controllata quando all’improvviso, nel bel mezzo della distesa di acqua cristallina, apparve quella che in un primo momento, da lontano, sembrava una secca di sabbia. Non era ovviamente possibile che esistesse una secca in quel tratto di mare che conta profondità importanti, e per capire cosa fosse quella chiazza, il capitano decise di avvicinarsi per vedere meglio. L’avvicinamento consentì all’equipaggio di riconoscere nell’enorme agglomerato la pietra pomice, una pietra vulcanica leggerissima che galleggia. La scoperta li lasciò di stucco e sembrò loro molto strano che fosse comparsa così tanta pietra pomice da sembrare una spiaggia in mezzo al mare, e decisero di allontanarsi solcando proprio nel mezzo la distesa dove appariva una striscia di oceano.
La decisione fu istintiva ma molto opportuna ed estremamente saggia, poiché appena furono a distanza di sicurezza udirono un impressionante boato che li costrinse a fermarsi e a guardare cosa lo avesse prodotto. D’improvviso si levò dal mare verso il cielo una gigantesca nuvola di cenere e tutto fu chiaro come il sole: stavano assistendo ad una eruzione sottomarina. Via via la lava che fuoriusciva si solidificava a contatto con l’acqua fredda creando strati di roccia vulcanica che nel tempo formarono prima uno scoglio e poi un’isola dal nulla. L’evento è stato straordinario e i marinai lo hanno documentato con foto incredibili che hanno fatto il giro del mondo.
L’evento naturale a cui hanno assistito increduli i malcapitati membri dell’equipaggio dell’imbarcazione nel Pacifico non è l’unico di cui la storia ci narra. Molti anni fa nel 1963 in Islanda accadde un episodio molto simile a quello di cui vi abbiamo raccontato nel paragrafo precedente, ma di una durata decisamente maggiore con esiti che ancora oggi esistono. Surtsey è il nome dell’isola comparsa dal nulla nel mare a sud dell’Islanda e anche in quel caso fu un peschereccio, l’Islefur II, a notare per primo la colonna di fumo e fuliggine sulla superficie delle acque, preludio dell’eruzione sottostante.
Frutto di una violenta eruzione vulcanica, durata la bellezza di tre anni e mezzo consecutivi, del sistema vulcanico sottomarino Vestmannaeyjar, Surtsey è la più giovane isola incontaminata, geologicamente parlando, un ecosistema unico e in piena evoluzione, preservata e off-limits. L’accesso è consentito solo ad un selezionato gruppo di scienziati che studiano il microcosmo che si è sviluppato sull’isola. Un’unica casetta ospita gli studiosi che possono approdare solo dopo rigorosi controlli medici: lo scopo è limitare al minimo l’impatto umano per poter studiare il comportamento della natura e le straordinarie capacità di adattamento delle piante e degli animali che nel tempo sono comparsi sull’isola laboratorio islandese, Patrimonio Unesco dal 2008.
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